Morte Andrea Purgatori, la perizia medico-legale inchioda i 4 indagati. Quali errori sono stati commessi

La perizia sulla morte di Andrea Purgatori per endocardite rivela errori che si sarebbero potuti evitare. L’accusa è di omicidio colposo

Classe 1953, Andrea Purgatori è stato un giornalista, saggista e sceneggiatore italiano apprezzato soprattutto per le sue inchieste. Celebri quella sul caso Moro, sulla strage di Ustica e sul terrorismo internazionale ed italiano durante gli anni di piombo, ma indimenticabili anche i reportage realizzati durante la guerra in Libano, quella in Iraq e Iran e, più di recente, il suo impegno nel caso di Emanuela Orlandi. Il 19 luglio 2023, Andrea Purgatori è morto in un ospedale di Roma a due mesi dalla diagnosi di una grave forma tumorale: oggi, però, stanno emergendo grossi errori.

Morte di Andrea Purgatori
Morte di Andrea Purgatori: quattro indagati (cityrumors.it / ansafoto)

Il giorno seguente quello della scomparsa del celebre giornalista, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. La famiglia di Purgatori, infatti, ha sporto denuncia per appurare la correttezza delle cure prestate e, se sulle prime sul registro degli indagati furono scritti solo due nomi, nel giro di qualche mese altri due si sono aggiunti all’elenco. Oggi emergono novità scottanti dalla conclusione della perizia medico-legale disposta dal gip del Tribunale di Roma nell’ambito dell’incidente probatorio: ecco i punti.

I medici indagati

Secondo i periti che hanno effettuato la perizia medico-legale, i quattro medici indagati per la morte di Andrea Purgatori hanno commesso una catastrofica sequela di errori e di omissioni che, una dopo l’altra, hanno contribuito a determinare la prematura scomparsa del giornalista. Sono iscritti nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, il cardiologo Guido Laudani, il radiologo Gianfranco Gualdi e il suo assistente Claudio Di Biasi.

Morte di Andrea Purgatori
Morte di Andrea Purgatori: quattro indagati (cityrumors.it / ansafoto)

In primis, secondo i periti, i neuro-radiologi non refertarono in modo corretto la risonanza magnetica effettuata su Purgatori l’8 maggio 2023 a causa di imprudenza e imperizia e lo stesso fecero con quelle del 6 giugno e dell’8 luglio, per i medesimi motivi. Inoltre, il cardiologo Guido Laudani secondo la perizia effettuò “approfondimenti diagnostici insufficienti”, che determinarono quindi la catastrofica serie di errori ed omissioni con cui i periti hanno aperto le proprie conclusioni.

Avrebbe potuto vivere più a lungo

I periti, nelle proprie conclusioni, chiariscono che l’endocardite che ha portato Purgatori alla morte, se correttamente diagnosticata e quindi trattata nei tempi corretti, avrebbe potuto concedergli un periodo di sopravvivenza ben più lungo rispetto a quello da lui vissuto. “La letteratura scientifica considera il tasso di sopravvivenza a 1 anno in misura dell’80% qualora l’endocardite venga tempestivamente adeguatamente trattata“, specificano i periti. Purgatori, invece, dal momento della diagnosi è sopravvissuto solo un paio di mesi.

Secondo gli esperti, l’endocardite del giornalista avrebbe potuto essere individuata più precocemente: scendendo nel dettaglio, i periti indicano che già nella seconda metà del maggio 2023 i medici si sarebbero già potuti accorgere del problema se avessero interpretato in modo corretto gli accertamenti svolti l’8 dello stesso mese.

Gli errori di Laudani

Uno dei medici sui quali i periti si concentrano di più, in merito al suo operato non considerato adeguato alle necessità del paziente, è il cardiologo Guido Laudani. Secondo gli esperti, infatti, non interpretò in modo corretto i risultati dell’holter, quindi giunse alla conclusione che l’embolizzazione multiorgano fosse stata determinata dalla fibrillazione atriale. Inoltre, la terapia anticoagulante che egli stesso aveva impostato dava degli effetti collaterali importanti, mai considerati dal medico. “Si tratta di comportamenti che possiamo definire non adeguati sotto l’aspetto della perizia“, concludono.

Nel luglio del 2023, inoltre, il giornalista venne ricoverato e poi dimesso senza che nessuno avesse visionato i risultati del prelievo effettuato il 19 dello stesso mese, dove “si rileva la severa anemia che avrebbe controindicato la dimissione“, secondo i periti. Gli errori, quindi, partono dall’errata diagnosi di fibrillazione atriale che ha poi portato alla somministrazione di una terapia anticoagulante, di fatto controindicata per l’endocardite: errori ed omissioni che, secondo i periti, hanno determinato la prematura scomparsa del giornalista.

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