13enne costretta dalla madre a fare sesso per telefono con il suo amante

L’accusa nei confronti della 46enne è di tentata violenza sessuale e pornografia minorile in concorso. A processo anche l’amante 52enne

Al tempo dei fatti, la figlia oggi 17enne aveva solo 13 anni ma, nonostante del tempo sia passato, le ferite sono ancora aperte e il dolore non si rimarginerà mai del tutto. Per cinque anni, infatti, sua madre l’ha costretta a fare sesso telefonico con il suo amante, un 52enne di Milano anch’egli oggi rinviato a giudizio insieme alla donna. Ecco di che cosa sono accusati.

13enne costretta a fare sesso telefonico
13enne costretta a fare sesso telefonico: la madre ora rischia tutto (cityrumors.it / canva)

Il prossimo 23 ottobre, la 46enne di Lecce e il 52enne di Milano saranno giudicati con rito abbreviato: lei è accusata di maltrattamenti aggravati in famiglia, lui di stalking aggravato ed entrambi devono rispondere anche di tentata violenza sessuale e pornografia minorile. Ecco quindi a cosa hanno sottoposto la 13enne per cinque lunghi anni.

Videochiamate mentre il papà dormiva

Secondo chi indaga, la donna avrebbe conosciuto il 52enne online usando proprio alcune fotografie della figlia e, di fronte alle richieste di lui, avrebbe costretto la 13enne ad assecondare le sue perversioni, suggerendole cosa dire al telefono e cosa fare durante le videochiamate. I contatti con l’uomo avvenivano tutti in orari particolari, mentre il marito della 46enne nonché padre della 13enne dormiva: la donna, a tal proposito, lo imbottiva a sua insaputa di sonniferi così che non si svegliasse proprio durante le videochiamate.

13enne costretta a fare sesso telefonico
13enne costretta a fare sesso telefonico: la madre ora rischia tutto (cityrumors.it / ansafoto)

Oltre alle telefonate ed alle videochiamate, poi, la 46enne scattava delle fotografie alla figlia di nascosto e le inviava al 52enne per assecondare le sue richieste perverse. Quando poi la 13enne si rifiutava di rispondere alle chiamate dell’uomo, la madre la ricattava minacciandola che avrebbe rivelato tutto in famiglia e costringendola ad atti di autolesionismo, durante i quali l’avrebbe fotografata per inviare gli scatti all’uomo così da riconquistare la sua “benevolenza”.

La confessione e il processo

La 13enne, probabilmente esausta da quanto stava subendo, a un certo punto non è più riuscita a mantenere il segreto e si è confidata con una compagna di classe, la quale ha poi scoperchiato il vaso di Pandora raccontando la vicenda ai genitori e quindi alle autorità. L’inchiesta, condotta dalla sostituta procuratrice Erika Masetti, si è conclusa nel 2024 con l’arresto della 46enne di Lecce e del 52enne di Milano. Il 23 ottobre, davanti alla giudice Maria Francesca Mariano, si terrà il processo: figlia e padre, uniti in questa battaglia contro la madre 46enne ed il suo amante 52enne, si sono costituiti parte civile ed hanno richiesto insieme ai loro legali un risarcimento di un milione di euro.

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