Roberto Manzo, l’ultimo avvocato di Marco Pantani, in esclusiva: “Lo hanno ucciso il 5 giugno del 1999 a Madonna di Campiglio. Tante le lacune emerse da quel controllo”
Il 14 febbraio del 2004 Marco Pantani fu ritrovato morto all’interno di una stanza dell’Hotel Le Rose a Rimini. A vent’anni di distanza dalla scomparsa di uno dei più grandi ciclisti della storia, restano ancora tanti punti oscuri da chiarire. Il “pirata” fu sospeso dal Giro d’Italia il 5 giugno del 1999 alla vigilia della penultima tappa del Giro d’Italia, mentre si trovava nella sua stanza a Madonna di Campiglio. Pantani era in testa alla classifica e stava dominando la corsa con un vantaggio abissale sui rivali. Volava verso la conquista del secondo Giro d’Italia consecutivo. La stagione precedente aveva chiuso la corsa rosa al primo posto, prima di trionfare anche al Tour de France.
I valori del suo ematocrito erano troppo alti. “Ma quel controllo ancora oggi è pieno di dubbi e ci sono delle lacune”, confida in esclusiva ai nostri microfoni Roberto Manzo, l’ultimo avvocato di Marco Pantani. Manzo lo ha seguito in tutta la battaglia giudiziaria e nei giorni più difficili. Ha raccolto i suoi pensieri ed alcuni documenti nel libro: “Chi ha ucciso Marco Pantani”, uscito nel 2018.
Avvocato Manzo, qual è il suo primo pensiero a 20 anni dalla morte di Marco Pantani?
“Quando arriva questa data mi vengono tante cose in mente. E non è facile tenere a bada le emozioni. Penso sempre che avendo vissuto al fianco di Marco Pantani per tanto tempo, sono stato fortunato e sfortunato allo stesso tempo”.
In che senso?
“Sfortunato per aver vissuto con lui tutte le vicissitudini giudiziarie ed aver visto la sofferenza che provava in quei momenti. Fortunato perchè prima da tifoso, poi da suo consigliere e amico, ho esultato e gioito per le sue vittorie. L’entusiasmo e le emozioni che regalava ai tifosi, sono un ricordo bellissimo”.
Torniamo alla vicenda giudiziaria…
“Ho parlato di sfortuna, unicamente perchè tutti quei processi fatti contro Marco, non avevano ragione di esistere. Parlo dei processi penali, non di quelli sportivi. E’ finito nel tritacarne giudiziario, senza che ci fosse una legge che prevedesse una punizione in termini giudiziari, per uno sportivo che fosse stato scoperto ad utilizzare sostanze dopanti. Semmai Marco ne avesse fatto uso, e Marco ha sempre negato di essersi mai dopato, quei processi mediatici e legati alla giustizia ordinaria, non avevano senso”.
Pantani soffrì quella condizione?
“Ripeto: una persona innocente è finita nel tritacarne del sistema giudiziario. E purtroppo poi la situazione è finita come sappiamo. Per questo, quando ancora oggi penso a Pantani, vivo una contraddizione interna: da una parte il ricordo delle sue vittorie e la gioia della sua amicizia, dall’altra la sofferenza per la vicenda giudiziaria che lo ha portato a non riprendersi più. Io l’ho vissuta dall’interno. E quando segui un amico, e ti accorgi di quello che sta passando, le emozioni sono difficili da controllare”.
Lei ha scritto un libro in cui rivive quei giorni. Il libro si chiama: “Chi ha ucciso Marco Pantani”. Avvocato Manzo… chi ha ucciso Marco Pantani?
“Per me Marco Pantani è stato ucciso il 5 giugno del 1999. Fu estromesso ingiustamente dal Giro d’Italia. Io sono sempre più convinto che il controllo fatto a Madonna di Campiglio presenti alcune lacune…”
Il controllo a Madonna di Campiglio e i valori che non tornano: tutte le incongruenze
Quali?
“Ti faccio degli esempi senza entrare troppo nella vicenda medica. Dal prelievo fatto a Marco Pantani, oltre al valore sballato dell’ematocrito, c’era un altro valore che ci colpì molto: quello delle piastrine. Era ben al di sotto del valore che solitamente hanno le persone sane. Se la memoria non mi inganna, e potrei non essere preciso perchè parliamo di fatti accaduti nel 1999, a Marco Pantani venne conteggiato un volume di 102 mila millimetri cubi di piastrine. Secondo quanto hanno dichiarato i medici sportivi, Marco Pantani sarebbe stato piastrinopenico. Ovvero, soffriva di una carenza di piastrine. Una malattia, che a rigor di logica avrebbe dovuto condizionarne il fisico e le prestazioni. Il Giro d’Italia di Pantani poteva essere compatibile con una situazione fisica debilitata? Bene, io credo che tutto si possa dire, meno che Pantani sembrasse malato o che avesse delle carenze fisiche in quel Giro d’Italia”.
Quindi?…
“Se ci vogliono continuare a prendere in giro, allora crediamo che Pantani abbia fatto uso di sostanza dopanti e che sia stato giustamente fermato. Ma io non credo alle favole e penso che Pantani sia stato bloccato a Madonna di Campiglio perchè qualcuno, non si è comportato correttamente”.
Chi?
“Non posso dire chi, perchè non ho le prove, ma certamente posso augurare, a chi ha fatto del male a Marco Pantani, di soffrire le stesse pene fino alla fine della loro vita. Pantani è stato fatto morire sportivamente ed umanamente”.
“Marco Pantani è morto il 5 giugno del 1999 a Madonna di Campiglio”
E’ giusto dire che, da quel 5 giugno del 1999, Marco Pantani non si sia più ripreso?
“Marco Pantani è morto quel giorno. Una persona che vive nella rettitudine e che viene ingiustamente accusata di qualcosa che non ha fatto, vive una condizione alla quale non è abituato. E che ti porta necessariamente a vivere nella sofferenza. Paradossalmente, un delinquente non ha problemi a misurarsi con il giudizio della gente e con le vicissitudini giudiziarie. Se sono una persona abituata a delinquere, accetto il rischio e vado avanti. Ma una persona che ha sempre vissuto nella rettitudine, che ha vinto trofei in modo corretto, con il sudore e con gli sforzi, se viene accusata ingiustamente, fa fatica ad accettarlo. Marco non è mai riuscito a superare questo affronto”.
C’è qualcosa che si sente di rimproverare a Marco Pantani? Che forse avrebbe potuto gestire meglio?
“Quando una persona muore, ti vengono sempre in mente tanti pensieri: tante cose che giudichi e che pensi che forse potevano essere fatte in modo diverso. Marco, quando è stato accusato, ha cercato in tutti i modi di far capire a tutti che non fosse colpevole. Voleva allontanare le accuse e ripartire in quel mondo del ciclismo. Forse, alla luce di ciò che è successo, sarebbe stato meglio mandare tutti nel casino. Chiudere con quel mondo, smettere di correre, fregarsene di tutti e godersi i suoi soldi. Marco Pantani era benestante, poteva tranquillamente vivere una vita lontano da quel mondo che gli ha girato le spalle. Iniziare una nuova avventura. E forse, oggi sarebbe ancora vivo”.