Quattro calciatori finiscono in tribunale dopo un’accusa di stupro: la testimonianza della ragazza davanti al giudice è straziante
José Ignacio Florentín, Sebastián Sosa, Braian Cufré e Abiel Osorio sono i quattro giocatori del Velez denunciati per abusi sessuali da una giornalista di 24 anni. Questi sono stati accusati di averla violentata la notte del 3 marzo, nella camera 407 dell’hotel Hilton di Tucumán. Una versione dei fatti ben distante da quelle raccontate dai quattro ragazzi, come riportato dal giornalista José Inesta di TN.com.ar che, sul proprio profilo X, ha svelato le dichiarazioni davanti al tribunale. Tra queste, oltre a quelle Sosa e Osorio che smentiscono di aver avuto rapporti e quella di Cufré che svela non aver mai sentito un ‘no’, c’è quella molto dettagliata di Florentín, apparentemente l’unico ad aver avuto un rapporto con la giovane:
“Si è alzata perché voleva fare un bagno. Poi è andata a farsi la doccia ed è uscita con indosso un reggiseno. È venuta a sedersi sul letto, si è girata e abbiamo cominciato a baciarci. Lei mi ha toccato e io l’ho toccata sotto i vestiti, poi lei si è spogliata e ci siamo sdraiati. Mi ha detto di mettere il preservativo, ma non l’avevo. Me ne ha dato uno suo, l’ho messo e abbiamo iniziato a fare sesso” – continua Florentín – “Non è passato molto tempo perché ho finito molto velocemente, ho questo problema. Sono andata in bagno e sono rimasto a lungo, perché mi stavo pulendo. Mi vergognavo un po’ per quello che era successo. A bassa voce le ho chiesto scusa per aver finito troppo in fretta e lei ha riso“.
“La mia vita è un inferno”
Un racconto fin troppo dettagliato, ma che soprattutto non lascia in alcun modo intendere che ci sia stata una violenza nei confronti della ragazza. A questo, però, si oppone la dichiarazione scioccante e straziante di lei che, alla giudice, ha raccontato il dramma vissuto e che tutt’ora sta vivendo: “Per me sarà la mia prigione. La mia vita è stata un inferno per tre settimane, mi sembra una follia. Ho paura che la scampino. Hanno i mezzi economici e le possibilità, non è giusto che trascorrano il resto del processo in una casa, in una casa di campagna, con la piscina, con una porta da calcio, mentre la mia vita è stata un inferno per tre settimane. Non posso andare da nessuna parte. Hanno fatto trapelare la mia faccia attraverso le loro chat. Hanno pubblicato il mio indirizzo, il nome… Mi hanno tolto la dignità, la carriera, i sogni, la felicità e, soprattutto, la voglia di vivere”.
La giovane entra poi nel dettaglio, raccontando cosa ricorda sia successo quella sera, arrabbiandosi con sé stessa per non essere andata via da lì: “Ho dato il mio consenso ad andare volontariamente, ma tutto quello che è successo dopo non è stato consensuale. Il pomeriggio del giorno successivo con mentre fredda, ho cominciato a ricordare cosa mi avevano fatto. Quella sera non ero in me, non sono mai stata lucida al 100%, la mia testa ha risposto per alcuni istanti, il mio corpo no. Ovviamente mi incolpo ogni giorno per non essere andata via da lì. Ogni giorno della mia vita mi chiedo, perché sono rimasta. Se ho chiesto soldi per tornare a casa? Non li ho mai chiesti a nessuno. È totalmente una bugia. L’immagine di me che slego il batuffolo d’argento dalle mie mutandine mi genera disgusto…“