Il 22 novembre del 1963 moriva a Dallas l’allora presidente degli Stati Uniti d’America, carismatico leader democratico e simbolo del sogno americano
Resterà per sempre uno degli attentati più famosi e studiati della storia anche perché tuttora avvolti nel mistero. Il 22 novembre di 60 anni fa, nella centralissima Dealey Plaza di Dallas, moriva per colpi d’arma da fuoco, a soli 46 anni, il 35mo presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy.
Democratico, rampollo di un’influente famiglia della borghesia americana, con una laurea ad Harvard e una carriera politica che sembrava essere inarrestabile, come quella dei fratelli, Bob (anche lui assassinato, durante la campagna elettorale del 1968) e Ted, senatore del Massachusetts fino alla sua morte, nel 2009, uniti in un tragico destino.
Anche per chi non le ha vissute dal vivo in quegli anni, le sequenze fatali dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy, quel 22 novembre del 1963, a bordo della limousine nera decappottabile, restano indelebili, sequenze di un evento che ha probabilmente cambiato il corso della storia non solo degli Stati Uniti, ma dell’intero mondo. Le immagini della First Lady Jackie in tailleur rosa, che si getta sul marito dopo il colpo esploso che l’ha raggiunto alla testa, restano una fotografia fortissima e indimenticabile. Quel giorno John Fitzgerald Kennedy si trova in Texas per un viaggio ufficiale, sta cercando fondi per la campagna presidenziale dei democratici in vista delle elezioni del 1964, alle quali intende ricandidarsi. Nell’auto presidenziale che procede per la parata tra le vie di Dallas, oltre all’autista, salgono la moglie Jackie Kennedy, il governatore del Texas John Connally Jr e la consorte Nellie Connally. Alle 12.29 la Lincoln svolta per la Dealey Plaza, una serie di colpi di fucile, proveniente forse da uno dei palazzi che si affacciano sulla piazza, investe la vettura colpendo il presidente e il governatore. Soltanto Kennedy verrà dichiarato morto alle ore 13.
Da quel momento si susseguiranno una serie di fatti e accadimenti che ancora oggi, dopo più di mezzo secolo, non hanno fatto piena luce su quanto è realmente accaduto quel giorno in quella piazza di Dallas. Lee Harvey Oswald, un’attivista ex marine, fu arrestato di lì a poco con l’accusa di essere l’unico esecutore materiale dell’attentato. Fu questa la conclusione della commissione d’inchiesta voluta dal nuovo Presidente, Lyndon B. Johnson. Ma due giorni dopo lo stesso probabile attentatore fu ucciso in un agguato nel seminterrato della Polizia mentre era circondato da poliziotti. Da quel momento fino ai giorni nostri, la verità non è stata mai accertata del tutto, tra inchieste, libri-verità, interviste, documentari, film kolossal e rivelazioni promesse, ma mai realmente rilasciate e sulla morte di JFK si sono inseguite le teorie più disparate, ancora oggi mai fugate del tutto.
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