Agguato contro le macchine della Polizia: la risposta degli agenti è brutale

Bande armate hanno assalito due pullman carichi di agenti di polizia: la rappresaglia delle forze dell’ordine è stata spaventosa: “E non finirà qui”

Due autobus che trasportavano agenti di Polizia, pronti a prendere servizio all’interno di un penitenziario, sono stati assaltati da bande armate, che hanno iniziato a sparare colpi di arma da fuoco contro le vetture. Un poliziotto è stato colpito alla testa da un proiettile calibro 9 mm e risulta essere in gravi condizioni. All’interno del mezzo erano presenti circa 100 membri del servizio penitenziario, oltre ad alcune donne con dei bambini (parenti degli agenti).

Le foto shock dell’intervento dei poliziotti all’interno del carcere – Cityrumors.it

La rappresaglia ha portato ad una forte reazione da parte degli organi di Polizia, che a distanza di poche ore hanno effettuato rappresaglie all’interno delle carceri: perquisizioni a sorpresa e con immagini shock (volutamente fatte circolare dai responsabili del penitenziario e dal Ministro della difesa) che mostravano i detenuti ammanettati e lasciati a terra seminudi, di fronte agli agenti armati. Nelle immagini si vedono decine di prigionieri seduti sul pavimento, a torso nudo e con le mani giunte dietro la schiena, in manette. I detenuti sono circondati da agenti in uniforme pesantemente armati.

Tutto è accaduto in Argentina, nella provincia di Santa Fe. La perquisizione è andata in scena nel penitenziario di Piñero, dove erano diretti i 100 agenti di polizia che hanno subito l’attacco, ed è stata  effettuata (secondo quanto spiegato dai responsabili della struttura) nei padiglioni dove sono ospitati molti dei prigionieri “di alto profilo” legati alle principali bande di narcotrafficanti di Rosario. La procedura a sorpresa, che è stata effettuata dai Gruppi Tattici Speciali, aveva lo scopo di continuare a rafforzare il controllo e la sicurezza nel sistema carcerario della provincia ed è stata concentrata nei padiglioni da 7 a 9, dove sono detenuti i detenuti legati alle bande di narcotrafficanti, ed è stata guidata dal Segretario degli Affari Criminali.

Le immagini shock e la reazione dei politici: “Giusto così”

Le immagini hanno scioccato gran parte della popolazione, ma hanno trovato pieno sostegno nel mondo istituzionale e politico. Il ministro della Sicurezza e della Giustizia di Santa FePablo Cococcioni, ha difeso l’operato dele forze dell’ordine e risposto a chi ha definito “scioccanti questo tipo di fotografie”. “È chiaro che una perquisizione in settori di media o alta pericolosità deve avere rigide misure di contenimento, per la stretta protezione del nostro personale”, ha detto il funzionario del gabinetto di Maximiliano Pullaro. E ha avvertito: Da adesso in poi per molti appartenenti a queste bande criminali, la situazione sarà ancora peggiore”.

Legati e mezzi nudi di fronte ad agenti armati. Le condizioni dei detenuti – Cityrumors.it (Foto Twitter)

“Naturalmente, questo non è per l’intera popolazione carceraria. Riguarderà soltanto chi si comporta o si è comportato in un certo modo. Chi ha avuto l’occasione di rompere con un determinato passato ed ha deciso invece di continuarne a fare parte”, ha ribadito Cococcioni, che ha poi spiegato come, l’attentato subito sia stato come una sorta di sparti acque, che ha portato le autorità a cambiare drasticamente a situazione: “Ci siamo detti, che ci sarà un prima e un dopo .Si sta aprendo una fase di maggiore rigore perché è qualcosa che lo Stato non può permettere ai criminali di battere”.

Si tratta della seconda incursione delle truppe dal giorno dell’attentato subito: ad essere perquisiti sono stati anche altri quattro padiglioni. “Queste operazioni vengono eseguite in modo casuale in tutte le unità, senza orari o giorni definiti. L’obiettivo è quello di rafforzare il controllo formando un secondo anello di ispezione sui prigionieri considerati di alto profilo”. Si tratta di quei detenuti che sono sospettati o accusati di aver ordinato crimini dalle carceri”, ha precisato il Ministero della Sicurezza di Santa Fe. Fonti ufficiali hanno spiegato che dall’inizio dell’attuale amministrazione, il 10 dicembre scorso, 1.200 prigionieri sono stati prelevati dalle stazioni di polizia e ospitati nel servizio penitenziario. I detenuti di alto profilo sono stati trasferiti in reparti di massima sicurezza e non possono ricevere visite. In alcuni casi, i più pericolosi, ricevono i loro parenti con un blindex al centro e due persone alla volta.

L’attentato utilizzato per cambiare la situazione

Fino a pochi mesi fa la situazione era completamente diversa. I principali capi delle organizzazioni militari ricevevano amici e parenti all’interno delle strutture carcerarie e spesso erano in grado anche di prendere oggetti e cibo che arrivavano tranquillamente dall’esterno. Già prima dell’attentato subito dagli agenti, la situazione era decisamente cambiata. “Questi movimenti hanno permesso non solo di regolare i controlli, ma anche di aumentare il numero di poliziotti in strada, dal momento che gli agenti che si prendevano cura dei detenuti nelle sezioni, sono stati in grado di tornare a pattugliare le zone più pericolose”. Ma è chiaro che l’attentato subito ha dato una scossa ulteriore per modificare la situazione.

I due pullman carichi di poliziotti, attaccati da bande armate. Nella foto di sinistra i fori causati dai colpi di pistola subiti – Cityrumors.it (Facebook)

La politica si è schierata compatta con la Polizia. “Congratulazioni, Governatore. Chi li fa la paga”, è il messaggio che il ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, ha scritto a Pullaro. “Nelle prigioni federali abbiamo il Protocollo di gestione per i prigionieri ad alto rischio, con il quale controlliamo i trafficanti di droga di Santa Fe uno per uno, in modo che non agiscano e in modo che la prigione non sia un luogo di crimine”, ha aggiunto. Il ministro ha aggiunto poi che  i detenuti più pericolosi erano mescolati in carcere con la popolazione comune, “ricevendo lo stesso regime di visita, molto, molto permissivo. Avevano la possibilità che la visita andasse in scena al padiglione, che le persone portassero cibo e altre cose dall’esterno; Potevano tranquillamente parlare al telefono ed essere in grado di possedere tutte le cose che volevano”, ha detto. Tale era il controllo esercitato dai detenuti sul sistema, secondo il ministro, che alcuni poliziotti erano addirittura in soggezione nei confronti della popolazione carceraria.

Il futuro e le nuove misure

“Stiamo optando per un regime più severo, la cui severità aumenterà man mano che risponderanno. Abbiamo fatto i primi passi e la risposta è stata quella di far saltare in aria un bancomat e un ospedale e lasciare minacce al governatore, a me, a tutte le nostre famiglie e alle nostre squadre. Quindi, da lì abbiamo iniziato a prendere misure più severe”, ha detto il ministro della Sicurezza di Santa Fe. Poi è arrivato l’attentato ai due pullman carichi di agenti. “Una situazione che non è più accettabile”

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