Dopo il reddito di cittadinanza, incombe un altro grave papocchio sui Ciquestelle e sulla gestione dei soldi per le mascherine che giacciono nei magazzini
Ennesimo scandalo a firma Cinquestelle. Dopo i soldi buttati per il Superbonus, il reddito di cittadinanza, con tanti che ne hanno approfittato senza averne diritto, adesso sui grillini si abbatte anche la malagestione delle mascherine.
Erano un elemento fondamentale durante il Covid, ma qualcuno ha ordinato talmente tante mascherine e pagato fornitori in eccesso, pur essendoci altre aziende con contratti regolari, che ora ce ne sono quasi un miliardo che giacciono nei magazzini, pronte ad essere buttate perché scadute e non più utilizzabili.
E’ quanto ha denunciato con dovizia di particolari e documenti, la trasmissione FarWest, condotto da Salvo Sottile su Rai3 che ha puntato la propria lente d’ingrandimento sulla questione degli sprechi durante il Covid, con l’accusa di abuso d’ufficio all’allora commissario Domenico Arcuri.
Durante il focus è venuto fuori che, in piena emergenza Covid, milioni di mascherine sono rimaste inutilizzate in magazzini statali. E ora tutte queste mascherine sono destinate al macero perché non più utilizzabili perché scadute. E per farle arrivare sono stati spesi miliardi di euro. E il modo con cui sono arrivate che fa ancora più rabbia e che getta discreto sulla gestione di questi fondi e sull’utilità che potevano avere all’epoca, quando c’era una ricerca spasmodica con prezzi da capogiro. Un’autentica schifezza all’italiana.
Buttati tanti soldi con aziende senza contratto
Quello che fa rabbia e ribrezzo è come sono arrivate in Italia, anche perché venivano dalla Cina per conto della Jc Electronics che, dopo test, aveva soddisfatto le richieste dall’INAIL, ma nonostante questo la struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri bloccò ogni cosa, con tanto di firma del famoso Cts (Comitato Tecnico Scientifico), ma senza che la procedura andasse a compimento. Tutto perché uno dei responsabili, Antonio Fabbrocini, disse di non aver visto alcune Pec (posta elettronica certificata) inviate dalla Jc Electronics.
Visto il blocco e il non arrivo delle mascherine (che erano comunque in Italia pronte ad essere distribuite) la Jc Electronics ha fatto causa allo Stato, vincendo e ottenendo un risarcimento di ben 203 milioni di euro. E tutti dei contribuenti. Nel frattempo Arcuri e compagnia commissionava un’altra commessa, ben più robusta della precedente, da 1,2 miliardi di euro con l’arrivo di 800 milioni di mascherine da tre aziende cinesi sconosciute.
Ora qualcuno dovrà rispondere di questo scandalo. Arcuri, contattato, preferisce non rilasciare dichiarazioni, almeno fino a quando non si chiuderà l’inchiesta per abuso d’ufficio in corso (reato che non c’è più tanto che è in attesa di essere prosciolto ndr).
Oltre a lui però devono dare delle risposte anche Giuseppe Conte, all’epoca presidente del Consiglio, Roberto Speranza, ministro della Sanità, e non solo. Il presidente della commissione d’inchiesta sul Covid Marco Lisei (FdI) ha detto che si sta “procedendo a richiedere a Invitalia tutta la documentazione inerente la gestione della struttura commissariale di Arcuri e al Tribunale di Roma il fascicolo oggetto della menzionata condanna”. E si è detto rammaricato del fatto che “il M5s cerchi di delegittimare una Commissione solo perché emergono fatti a loro sgraditi“.