In Bangladesh da giorni sono in atto violente proteste guidate dagli studenti e si contano ormai più di 400 morti.
Partiamo proprio dalle motivazioni che hanno spinto migliaia di persone a scendere in strada. Le manifestazioni sono cominciate all’inizio di luglio, dopo che la Corte Suprema ha ordinato al governo di ripristinare una quota occupazionale del 30% per i discendenti dei combattenti per la libertà del Bangladesh nella guerra di liberazione del 1971. Una mossa che ha favorito i seguaci della premier Sheikh Hasina. Quest’ultima era stata eletta per un quarto mandato consecutivo a gennaio, nel corso di un voto boicottato dalle opposizioni.
Le proteste hanno insanguinato le strade. Solamente nelle scorse ore almeno 109 persone sono rimaste uccise. Il numero totale di morti è di oltre 400. “L’Unicef – ha detto Sanjay Wijesekera, direttore regionale del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia per l’Asia meridionale – ha confermato che almeno 32 bambini sono stati uccisi durante le proteste di luglio, e molti altri sono rimasti feriti e detenuti. Una perdita terribile. L’Unicef condanna tutti gli atti di violenza. I bambini devono essere protetti in ogni momento. Questa è responsabilità di tutti”.
Altre 24 persone sono rimaste uccise nell’incendio dello Zabeer International Hotel, albergo di proprietà di Shahin Chakladar, segretario generale dell’Awami League, il partito di Hasina. La situazione è precipitata e la premier Hasina è stata costretta alla fuga in elicottero verso l’India, nella città nordorientale di Agartala, poco prima che il suo Palazzo venisse assaltato da migliaia di manifestanti. Hasina si è dimessa (era il leader più longevo dell’Asia meridionale), ponendo fine al suo governo durato 15 anni. Ma le violenze si sono intensificate nonostante gli appelli alla calma da parte dell’esercito e dei leader studenteschi.
Niente è riuscito a fermare i manifestanti: coprifuoco notturno, tagli alla rete internet, gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Il generale dell’esercito Waker-Uz-Zaman, ha anche annunciato, in un discorso alla nazione diffuso dalla tv di Stato, la formazione di un governo ad interim. Per tentare di calmare le acque è stato ordinato il rilascio dell’ex primo ministro incarcerato e leader chiave dell’opposizione Khaleda Zia. I manifestanti arrestati sono stati rilasciati, si è messo fine al coprifuoco e sono state riaperte scuole ed università.
Dopo giorni di sangue, nelle ultime ore uno spiraglio: gli studenti hanno chiesto al premio Nobel per la pace Muhammad Yunus di guidare, con il titolo di consigliere capo, un governo ad interim. Yunus è il fondatore della Grameen Bank, la cosiddetta “banca dei poveri”, e si occupa di microfinanza in Bangladesh e in India. Il premio Nobel ha accettato l’incarico: “Quando sono stato contattato, all’inizio non ero d’accordo. Ho detto loro che avevo molto lavoro da fare. Ma gli studenti hanno insistito. Ho considerato che se loro possono sacrificarsi così tanto, se la gente del Paese può sacrificarsi così tanto, allora anch’io ho una responsabilità. Quindi ho detto loro che posso assumermi questa responsabilità”.
Nahid Islam, a capo del collettivo Studenti contro la discriminazione, ha annunciato il conferimento dell’incarico a Yunus. L’economista e banchiere era già noto per la sua opposizione al governo Hasina, che nei suoi confronti aveva avviato ben 190 procedimenti giudiziari. Proprio lo scorso gennaio, Yunus era stato condannato per violazione delle leggi sul lavoro, e scarcerato su cauzione. “Quando Hasina era al governo, eravamo un Paese occupato. – ha detto Yunus – Si comportava come una forza di occupazione, un dittatore, un generale, controllando ogni cosa. Oggi il popolo bengalese si sente liberato”.
Anche i cittadini bengalesi in Italia hanno salutato Yunus con grande favore. “Finalmente il Bangladesh è libero da un feroce dittatore. – ha detto Mohammed Taifur Rahman Shah, presidente dell’associazione Italbangla, attiva a Roma dal 1992 – Il prossimo governo sarà democratico. Il movimento è stato popolare e guidato dagli studenti ma che ha visto la partecipazione dell’intera popolazione. Sarebbe una seconda ripartenza dopo 54 anni di vera democrazia”.
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