Esplosione fatale, ucciso il generale e comandante delle truppe di difesa nucleare e chimica dell’esercito russo
Un ordigno piazzato in uno scooter elettrico ha scosso Mosca e la leadership militare russa. L’attentato è avvenuto ieri mattina nel viale Ryazansky. A farne le spese con la propria vita è stato il generale Igor Kirillov, comandante delle truppe russe di difesa nucleare, chimica e biologica. Insieme a lui, anche il suo assistente.
Secondo quanto ricostruito a livello ufficiale dai media russi, l’esplosione si è verificata nei pressi dell’ingresso di un edificio residenziale nel sud-est di Mosca.
La portavoce del Comitato Investigativo Russo, Svetlana Petrenko, ha confermato che un ordigno esplosivo improvvisato era stato piazzato in uno scooter elettrico. Questo sarebbe stato poi fatto detonare al passaggio del generale e del suo assistente. Entrambi sono rimasti uccisi sul colpo.
Le immagini diffuse mostrano la devastazione causata dall’attentato. Si vedono chiaramente lo scheletro carbonizzato di un monopattino elettrico, i corpi delle vittime a terra e un’auto con il parabrezza distrutto. L’ingresso dell’edificio è sventrato, segno della potenza della deflagrazione.
Esplosione fatale in Russia, indagini in corso
Il Comitato Investigativo di Mosca ha immediatamente aperto un’indagine penale sull’accaduto. Al momento non sono state rilasciate dichiarazioni ufficiali sulle responsabilità, ma la stampa russa e ucraina si stanno concentrando su un possibile collegamento con la guerra in Ucraina.
Ieri, l’intelligence militare di Kiev (SBU) aveva accusato Kirillov di essere coinvolto nell’uso di armi chimiche contro le forze ucraine. Accuse gravissime che collocano il generale tra gli obiettivi più esposti dell’apparato militare russo.
Kirillov non era un nome qualunque. A capo delle truppe specializzate nella difesa da attacchi nucleari, chimici e biologici, rappresentava una figura chiave nella strategia di deterrenza e protezione della Russia.
Il 54enne ricopriva quella carica dal 2017. Ha preso parte alla creazione e all’adozione del sistema lanciafiamme pesante TOS-2 “Tosochka”. Così lo hanno descritto i media russi: “Ha preso parte anche alla lotta contro la pandemia di coronavirus (COVID-19). Era nell’elenco delle sanzioni per aver partecipato all’SVO. La sua morte non è stata confermata ufficialmente, ma lo riportano i canali che ricevono informazioni dalle forze di sicurezza (112, Shot, Mash)“.
La sua morte, avvenuta in circostanze tanto eclatanti e decisamente rilevanti a livello mediatico, getta ombre sulla sicurezza nella capitale russa e segna un duro colpo simbolico per l’esercito di Mosca.