Questa mattina la guardia di finanza ha sgominato un gruppo criminale che era riuscito a frodare l’Erario per oltre 80 milioni di euro.
La truffa era incentrata sui bonus emanati dal governo con il decreto rilancio durante la fase più acuta dell’emergenza sanitaria da Covid-19 per aiutare le imprese in difficoltà. Bonus facciate, bonus ristrutturazione, sisma bonus, ecobonus e superbonus: questi i provvedimenti “sfruttati” dall’organizzazione per creare e commercializzare falsi crediti d’imposta. 32 in totale gli indagati, 11 le persone destinatarie delle misure cautelari, 4 arrestate ai domiciliari e 7 con l’obbligo di firma.
Nel “nucleo centrale” del gruppo criminale anche imprenditori, tre prestanome ed un consulente del lavoro, nonché alcuni pluripregiudicati, anche per reati tributari, tra i quali un soggetto con condanna per estorsione e rapina. L’operazione è stata effettuata nel sud pontino ed in provincia di Salerno. I finanzieri del comando provinciale di Latina, di Formia, di Fiumicino e di Ciampino hanno eseguito un provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Cassino su richiesta della Procura della Repubblica. Effettuati anche sequestri di beni mobili ed immobili, assetti societari, denaro e preziosi e decine di perquisizioni.
Gli appartenenti all’organizzazione sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed autoriciclaggio. A partire dal 2022 è stato avviato un continuo monitoraggio del gruppo ricostruendone il funzionamento e acquisendo molteplici elementi in ordine alla effettiva natura del sodalizio. Secondo l’ipotesi investigativa unica finalità dell’organizzazione era la creazione e commercializzazione di falsi crediti di imposta.
Truffa sui bonus Covid, il modus operandi
Crediti successivamente monetizzati cedendoli a ignari acquirenti estranei alla truffa, e quindi portati in compensazione con conseguente danno finale alle casse dello Stato. Tramite un professionista, come prima cosa, si reperivano società attive ma con scarsi mezzi finanziari, funzionali alla creazione degli indebiti crediti d’imposta. A quel punto si comunicava all’Agenzia delle Entrate l’esistenza di crediti d’imposta falsi, in taluni casi anche con la compiacenza retribuita di alcuni proprietari degli immobili.
I crediti venivano quindi ceduti a società cessionarie compiacenti e commercializzati. Un giro potenzialmente infinito. Veniva così arrecato un danno patrimoniale all’Erario. Oltre all’ingente danno patrimoniale alle casse erariali, il profitto ottenuto dagli indagati dei reati ipotizzati è stato quantificato in circa 8 milioni di euro. Fondi poi reimpiegati in investimenti commerciali, mobiliari ed immobiliari, come la gestione di bar e l’acquisto di quote di partecipazioni societarie. Ma anche in operazioni di gioco online, una pratica utilizzata spesso dalle organizzazioni criminali. Si entra infatti in possesso di somme anche minori a quelle giocate, ma apparentemente lecite.