Sono state pubblicate oggi da parte del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria le nuove linee guida che regoleranno le visite dei coniugi alle persone detenute
Il nuovo responsabile del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Lina Di Domenico, nipote di Giuseppe Falcone, il noto magistrato ucciso dalla mafia nella strage di Capaci, ha diffuso le nuove regole che regolamenteranno da oggi in poi i colloqui e i rapporti intimi in carcere. Questi ultimi in particolare saranno concessi con le stesse modalità di quelli visivi, da sempre consentiti mensilmente, e potranno avere una durata massima di due ore. Il coniuge o la persona stabilmente convivente con il detenuto saranno le persone che potranno usufruire di questa possibilità.
Secondo più recenti dati aggiornati, nei 189 istituti penitenziari italiani sono presenti 61.547 detenuti su una capienza regolamentare di 51.241 posti. Non tutti questi detenuti potranno usufruire delle nuove regole, ma la platea di potenziali beneficiari non supera la quota di 17mila detenuti. Sono esclusi infatti tutti quelli sottoposti a regimi detentivi speciali previsti dagli articoli 41-bis e 14-bis dell’Ordinamento penitenziario, quelli che hanno usufruito almeno di un permesso nell’anno di riferimento e quelli che hanno commesso almeno una infrazione disciplinare e che quindi non potranno usufruirne prima di un periodo non inferiore a sei mesi.
Nelle carceri italiane sempre troppo affollate i problemi sono molteplici e quello delle regole per le visite di coniugi e conviventi è sempre stato uno di quelli più difficilmente regolabile. Oggi il nuovo responsabile del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha però emesso delle linee giuda che finalmente mettono ordine anche in questo ambito delicato dell’affettività in carcere. Soltanto un terzo dei rinchiusi negli istituti di pena italiani infatti potrà ora avere a disposizione lo stesso tempo di due ore finora sempre concesso per le classiche visite.
A usufruirne potranno essere soltanto il coniuge o la persona stabilmente convivente e ci sarà a disposizione una vera e propria camera degli incontri, arredata con un letto e annessi servizi igienici e senza la possibilità di chiusura dall’interno, sempre sorvegliata, ma soltanto all’esterno da personale della Polizia penitenziaria adeguatamente equipaggiato per il controllo dei detenuti e delle persone ammesse ai colloqui intimi nonché per l’ispezione del locale prima e dopo l’incontro.
Questo il testo delle linee guida pubblicato oggi dal Dap e immediatamente diventato operativo. “Una disciplina volta a stabilire termini e modalità di esplicazione del diritto all’affettività, individuare i destinatari, interni ed esterni, per la concessione di colloqui intimi, fissare il loro numero, la loro durata, la loro frequenza, con la conseguente determinazione delle misure organizzative interne. Con l’obiettivo di garantire alle persone detenute l’esercizio del diritto all’affettività in carcere, come previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale 10 del 2024″.
Non tutti gli istituti di pena saranno abilitati per queste visite, ma verranno individuati quelli più adatti per essere dotati di locali idonei per adottare le misure organizzative necessarie a garantire l’esercizio di tale diritto. Le visite intime inoltre non avranno una frequenza prestabilita uguale per tutti, ma saranno valutate individualmente, anche in base alla capienza e alle risorse dell’istituto. “Un diritto fondamentale da esercitare anche durante la detenzione. Abbiamo bisogno di promuovere un modello detentivo che sia più umano e che guardi alla Costituzione per costruire reali percorsi di reinserimento sociale”, le parole di apprezzamento da parte di alcune associazioni di volontariato nelle carceri.
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