Si apre un nuovo capitolo del caso Almasri, generale e torturatore libico rilasciato dall’Italia, con l’apertura ufficiale dell’inchiesta
L’indagine del tribunale sul caso Almasri è ufficialmente partita. Il tribunale, il ministero e la procura generale nella giornata di ieri hanno chiesto l’acquisizione degli atti necessari, i quali permetteranno di ricostruire quello che è accaduto tra il 18 e il 21 gennaio. Questo nel tentativo di dare una risposta al perché il provvedimento che avrebbe dovuto tenere il generale e torturatore libico Najeem Osama Almasri in carcere non è mai stato inviato dal ministro Carlo Nordio al tribunale di Roma.
All’interno dei fascicoli risultano anche le indagini per Giorgia Meloni, il già citato Ministro della Giustizia, quello dell’Interno, Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega ai Servizi, Alfredo Mantovano. L’indagine è stata avviata, come riporta la Repubblica, sulla base dell’esposto che è stato formalizzato dall’avvocato Luigi Li Gotti.
Quest’ultimo aveva presentato una richiesta su presunti reati di favoreggiamento e peculato (“Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria”), perché utilizzato l’aereo dei Servizi.
La legge costringeva la Procura di Roma a non indagare, ma una volta ottenuti gli atti della ‘non manifesta infondatezza’ il pm Lo Voi ha inviato gli atti al tribunale dei ministri per dare via agli accertamenti partiti ieri.
Ora il primo passo sarà quello di acquisire l’intera documentazione, per poi leggerla basandosi sulla legge penale internazionale. Il ministro Carlo Nordio è indagato per omissione degli atti di ufficio, è quello che rischia la pena maggiore.
La sua difesa in Parlamento si basa sulla rivendicazione del diritto di fare una valutazione di merito e quindi poter dar seguito o meno alla richiesta della Corte penale internazionale. Per quanto questo lasci perplessi gli esperti di diritto internazionale.
Questa fase sarà quindi fondamentale. Bisognerà capire fino a che punto il ministro Nordio si è spinto e per farlo sarà necessaria un’analisi prettamente tecnica e cruciale di questa vicenda, che si fa sempre più intricata, ma che ora è entrata nella sua fase centrale, quella decisiva.
Gli esperti ritengono l’articolo 86 dello statuto di Roma (che regolamenta il rapporto tra la Cpi e gli stati membri) un aspetto fondamentale, quello di un “obbligo di cooperare” che in questo caso è venuto meno e che Nordio continua costantemente a ignorare, prendendo una direzione opposta. Se così fosse la vicenda potrebbe entrare in un’ulteriore fase.
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