Il caso Puff Daddy si arricchisce di ulteriori sviluppi: coinvolto anche il cantante Justin Bieber. Le presunte rivelazioni lo inchiodano.
Puff Daddy, al secolo Sean Combs, è nella bufera dopo l’arresto di qualche giorno fa (precisamente il 16 settembre) per alcune vicende che sfociano nella cronaca. Il cantautore è accusato di stupro e violenza sessuale. Finito in manette in un albergo al centro di Manhattan a causa di “vizi” che, stando alle rivelazioni, coltivava da un po’: aveva la tendenza di approfittarsi del proprio ruolo in termini di potere. Nel privato e sul lavoro.
Se questo può essere definito un vizio da debellare, le presunte violenze e gli stupri ai danni di collaboratrici ed ex fidanzata sono un pesante capo d’imputazione che se venisse confermato potrebbe cambiare per sempre carriera e reputazione del rapper. Sotto la lente d’ingrandimento finiscono i cosiddetti White Party.
Feste che Daddy organizzava nelle proprie stanze, comprese le ville da sogno, con tante personalità del mondo dell’HipHop e in generale dello showbusiness americano. In questi contesti avrebbe preso il sopravvento il delirio. Anche a causa dell’ingente quantità di sostanze stupefacenti. Una costante che si sarebbe trasformata in violenza: la droga, stando alle accuse formali che arrivano anche grazie a testimonianze dirette, veniva usata per stordire le vittime e costringerle a fare cose di cui si sarebbero pentite il giorno dopo.
Una sequela di sevizie e ricatti che coinvolgerebbero anche altre importanti personalità del panorama musicale statunitense. Veniamo, dunque, alla figura di Justin Bieber: il cantante viene introdotto nell’ambiente da Usher. Artista che, a sua volta, è nel roadster di Puff Daddy. Una serie di intrecci e conoscenze fanno sì che Combs e Bieber diventino molto amici. L’amicizia poi si sarebbe trasformata in qualcos’altro.
Bieber, nel tempo, avrebbe provato a dimostrare le violenze di Daddy. Accuse velate e mai confermate. Oggi, che tutti questi retroscena stanno venendo a galla, Bieber tace. Forse per paura che si scopra dell’altro. Secondo gli inquirenti potrebbe essere proprio il giovane cantautore, nel frattempo diventato padre, una delle vittime dei deliri di Daddy. Si parla anche di sevizie e molestie negli studi di registrazione durante le sessioni di incisione. Alcune canzoni di Bieber, poi, rimanderebbero a questi incontri da brivido.
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Un costante sottotesto che gli inquirenti dovranno decifrare e, se necessario, usarlo come prova. La carriera di Daddy è a uno snodo cruciale, così come quella di Bieber. Il MeToo arriva nell’HipHop americano scatenando un vortice di accuse, reati e retroscena sempre più ampio. Entro cui potrebbe, davvero, finire chiunque. L’inchiesta avrebbe rintracciato altri nomi importanti coinvolti nella sequela di abusi e violenze. Il marcio nella doppia acca non arriva sul palco, ma comincia – a giudicare dalle ricostruzioni – dietro le quinte.
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