Caso Puff Daddy, l’arresto del rapper per stupro e violenza sessuale può aprire un nuovo ciclo di reati: il MeToo tocca anche l’HipHop.
Sean Combs è stato arrestato lo scorso 16 settembre in un albergo del centro di Manhattan. Le accuse sono di stupro e violenza sessuale. È stata esclusa anche la possibilità di pagare una maxi cauzione (50 milioni) per scagionarlo. Il rapper, inoltre, ha confessato di aver organizzato feste e raduni in cui le donne – e in parte anche gli uomini – presenti sarebbero state drogate e costrette a svolgere atti sessuali.
Le altre accuse coinvolgono addirittura la tratta di esseri umani e il lavoro forzato. Senza contare l’accusa di corruzione e ostruzione alla Giustizia. Se l’iter giudiziario dovesse essere confermato, una delle più influenti figure del Rap internazionale potrebbe scomparire per passare la vita dietro le sbarre.
Puff Daddy accusato di stupro e violenza sessuale
Combs, infatti, per tutti è Puff Daddy. Autore di successi iconici che hanno cambiato la scena HipHop internazionale. Le basi per cambiare c’erano, ma l’uomo – attualmente 54 anni – è caduto in quello che è un vortice di nefandezza dettato anche dal presunto delirio di onnipotenza da cui era obnubilato.
Si credeva invincibile. Con il microfono in mano può anche essere, il problema – e non è poco – comincia quando lo posa e inizia a fare altro. Come, ad esempio, organizzare party in alberghi di lusso degli Stati Uniti, denominati “White Party”, in cui gli ospiti venivano ‘circuiti’ con sostanze stupefacenti per poi dare inizio a pratiche sessuali di ogni genere.
Il MeToo nell’HipHop
Davvero troppo per le autorità. Soprattutto una volta appurato che alcuni dei presenti sarebbero stati anche minorenni. Nessuno, maggiorenni inclusi, sarebbe stato pienamente consenziente di certi atteggiamenti. Chi non partecipava ai “White Party”, però, rischiava di essere escluso dalla scena. Dunque dal lavoro: violenza, nonnismo e molestie.
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Non si sarebbe fatto mancare nulla Daddy. Il quale incassa anche le accuse della sua ex compagna e di un suo produttore. La vicenda scatena una secondo MeToo e, stavolta, riguarda il mondo della musica. Luci e ombre negli studi di registrazione e soprattutto nei salotti dei big. Molto più di semplici note stonate, solo che – per rimanere in tema – stavolta nessuno ha paura di cantare.