Una giornata campale e piena di tensioni, soprattutto per la famiglia della giornalista detenuta al carcere a Teheran
Cecilia Sala resta in carcere. Ennesimo giorno di tensione, ennesimo giorno dove niente si è mosso né in avanti, né indietro. C’è una fase di stallo tra Italia e Iran, con gli Stati Uniti in mezzo che pressano. Nel frattempo, su tutta la vicenda, è calato il silenzio stampa.
E’ questa la nuova situazione che si sta portando avanti e che ha chiesto la famiglia con un vero e proprio appello. I genitori della cronista di Chora Media e del Foglio ringraziano i media per l’attenzione e l’affetto mostrato nei confronti della figlia.
Allo stesso tempo si rivolgono direttamente agli stessi mezzi di comunicazione, implorando la “sospensione del dibattito mediatico” attorno al caso della detenzione della giornalista nelle carceri iraniane.
La mamma della cronista Elisabetta Vernoni ha diramato un comunicato insieme al padre Renato Sala, ex dirigente importante di Monte dei Paschi di Siena. Entrambi chiedono un rispettoso silenzio ai media, pur apprezzando il lavoro e la cassa di risonanza che c’è stata sui giornali e sulle tv per cercare di portare alla ribalta il caso di Cecilia Sala. Ma adesso è il caso che il silenzio torni a regnare su questa situazione.
L’ambasciatrice italiana dal governo iraniano
Non solo la famiglia di Cecilia Sala che ha incontrato il governo e l’ambasciatore iraniano che ha avuto un colloquio con il ministro degli esteri Tajani, oggi 3 gennaio è stato anche il giorno dell’incontro tra l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, che è stata ricevuta dal ministero degli Esteri di Teheran.
Il funzionario italiano ha chiesto l’immediato rilascio e anche di migliorare le condizioni di detenzione della giornalista, costretta a dormire a terra, in isolamento totale, negandole anche il pacco con alcuni generi di conforto portati nella struttura carceraria dall’ambasciatrice in occasione della visita precedente.
Gli iraniani, però, all’ambasciatrice hanno ribadito che l’Italia deve respingere “la politica statunitense di presa di ostaggi iraniani“. Il riferimento è naturalmente a Mohammad Abedini, il cittadino iraniano che si trova al carcere di Opera e che viene accusato dagli americani di essere il tramite e soprattutto l’ingegnere che fornisce la strumentazione per costruire i droni per la Repubblica islamica.
E anche per questo l’Iran vuole il rilascio il prima possibile in questo modo intendono impedire “agli Stati Uniti di danneggiare le relazioni bilaterali tra Teheran e Roma“. Una situazione che si complica di ora in ora anche perché per il momento c’è uno stallo totale. Per l’Iran “l’arresto di Abedini è un atto illegale, che avviene su richiesta del governo degli Usa e in linea con i comprovati obiettivi politici e ostili di questo Paese di tenere in ostaggio i cittadini iraniani in ogni angolo del mondo imponendo l’attuazione extraterritoriale delle leggi interne di questo Paese“.