Il ritorno in Italia di Cecilia Sala, la promessa dell’Italia e degli Stati Uniti di non estradizione di Abedini: la ricostruzione della trattativa
Cecilia Sala è tornata in Italia. Una notizia che ha fatto esplodere di gioia l’intero Paese, già preparatosi ad affrontare l’ennesimo lungo caso destinato a durare anni, prima di risolversi. La sua prigionia in Iran è stata un incubo che fortunatamente, nella tremenda e dolorosa vicenda, si è concluso dopo sole poche settimane di attesa.
“Sono confusa, felicissima, mi devo riabituare, mi devo riposare, stanotte non ho dormito per l’eccitazione e la gioia, la notte precedente per l’angoscia, ma sto bene, sono molto contenta”. Queste sono state le sue parole, affidate ai microfoni di Mario Calabresi, direttore di Chora Media.
Quello dell’arresto lo ha definito un rischio che aveva calcolato fin dal momento del suo ritorno in Iran, obiettivo che si era posta da tempo: “avevo preso in considerazione il rischio di essere arrestata ed è una cosa che mi sono rimproverata molto una volta dentro”. Le aperture del governo ai media una novità che l’aveva però tratta in inganno.
Oggi, però, il tempo delle riflessioni è terminato, almeno per Cecilia. Oggi è arrivato quello di godersi la libertà, la famiglia e la sua vita, tornando a quella quotidianità all’apparenza banale, ma che oggi le si rivela più preziosa che mai.
La ricostruzione
I pensieri, le domande e le risposte verranno fatte e offerte in altre sedi. L’esito è quello che tutti si auguravano, i tempi forse anche oltre le aspettative e le speranze, sulle modalità potrebbe essere utile far chiarezza. Il Governo si è mosso da subito per intervenire e concederle la libertà.
Eppure, la sola liberazione di Mohammed Abedini Najafabadi, non può essere considerato come l’unico fattore determinante per la liberazione di Cecilia Sala. Nella trattativa con gli Stati Uniti e l’Iran, ha avuto un ruolo influente il suo trolley e quei droni iraniani che erano contenuti all’interno, oggi sotto possesso degli investigatori italiani.
Più complicata, invece, quella con l’Iran. La promessa di non estradizione di Abedini non è bastata all’Iran per dare il suo censenso alla liberazione di Cecilia, almeno inizialmente. Fondamentale è stato l’inserimento dell’intelligence, sfruttando la collaborazione che era stata avviata con gli interlocutori iraniani, spiegando le problematiche emerse nel corso dell’arresto dell’uomo.
La fiducia degli iraniani nasce dall’importanza che viene data all’Italia come interlocutore occidentale. Il nostro, tra l’altro, viene considerato dall’Iran come uno dei pochi Paesi che non hanno chiuso i rapporti con il regime di iraniano. La promessa, dunque, è stata sancita. Abedini non andrà in Massachusetts e quel trolley resterà saldamente nelle mani dell’intelligence atlantica.