Il premier Meloni ha fatto un annuncio importante su Chico Forti, il nostro connazionale da 24 anni detenuto negli Stati Uniti.
Chico Forti ritorna in Italia. A distanza di 24 anni dall’inizio della detenzione negli Stati Uniti e dopo diverse battaglie di parenti, amici e semplici italiani da sempre al suo fianco, è direttamente il premier Meloni da Washington ad annunciare la svolta.
“Sono felice di annunciare che dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti è stato autorizzato il trasferimento di Chico Forti in Italia – le prime parole del premier Meloni – un risultato frutto dell’impegno diplomatico di questo governo e della collaborazione con Stati Uniti e Florida. E’ un giorno di felicità per Chico, per la sua famiglia e per tutti noi. Lo avevamo promesso, lo abbiamo fatto e ora aspettiamo Chico Forti in Italia“.
La storia di Chico Forti
L’arresto di Chico negli Stati Uniti è avvenuto nel 1998 per il presunto omicidio di Dale Pike, figlio del proprietario di una catena di alberghi conosciuta in tutto il mondo e con il quale il nostro connazionale era in trattativa per l’acquisto di un hotel a Ibiza. Interrogato subito dalla polizia, le parole di Forti non hanno mai realmente convinto gli inquirenti e il giudice americano tanto che alla fine si è deciso per una condanna all’ergastolo senza la possibilità di liberazione condizionale.
Nonostante questa dura sentenza, Chico non ha mai cambiato mai cambiato la sua versione e si è sempre dichiarato vittima di un errore giudiziario.
L’Italia al fianco di Chico
Bisogna anche dire che l’Italia è sempre stata al fianco di Chico Forti. Non sono mancati personaggi e studiosi che hanno sostenuto la colpevolezza del nostro connazionale, ma la maggioranza ha sempre chiesto la liberazione dell’ex atleta o almeno il trasferimento in un carcere italiano.
Una battaglia durata 24 anni e che ora ha un lieto fine. Chico Forti è pronto al ritorno nel nostro Paese per scontare la sua pena. Un primo e importante risultato anche se la lotta non è assolutamente finita. L’obiettivo è sempre quello di dimostrare l’innocenza del nostro connazionale.
