Chiede tre giorni di congedo parentale per stare con la figlia: licenziato

Una storia assurda, quasi inverosimile. Una vicenda che fa discutere e che crea un pericoloso precedente: ecco la ricostruzione dei fatti

Una storia che a raccontarla non può essere verosimile anzi, sembra il classico caso limite per cui vengono descritte cose che poi si romanzano. Nel caso in questione però, tutto è paurosamente e tristemente vero. Si tratta di un papà che non vedeva l’ora di stare con la propria figlia e trascorrere un po’ di tempo con lei, visto che lavorava spesso e non riusciva a stare con la sua piccolina. Alla fine decide di prendere tre giorni di congedo parentale, cosa piuttosto normale e che la legge prevede, ma al suo ritorno si ritrova licenziato e senza più lavoro. E’ successo in un’azienda in provincia di Perugia e il caso, appena è venuto fuori, ha suscitato vergogna e rabbia.

Una famiglia
Un papà che sta insieme alla sua bambina (facebook-cityrrumors.it)

 

Una storia che risale al novembre del 2022: un uomo, un operaio che lavorava in quell’azienda dal 2019, aveva voglia di stare un po’ di giorni con la sua bambina che era nata da poco tempo e decide di prendere tre giorni di congedo parentale a fine novembre. A metà dicembre, dal nulla, la sua azienda gli commina una contestazione disciplinare, affermando che da parte dell’uomo ci sia stato un “presunto abuso” per aver chiesto il congedo. Secondo l’azienda, infatti, il padre, in questa circostanza, avrebbe trascorso quel periodo di tre giorni senza stare accanto alla figlia, ma facendo altro. Come fare la spesa al supermercato e rimanere a casa. E secondo l’azienda in questione, sono atteggiamenti che niente hanno a che fare con il congedo parentale richiesto.

Un caso assurdo e l’operaio ha fatto causa: il verdetto

Una famiglia
Una famiglia felice che coccola la propria bambina (Facebook cityrumors.it)

 

Una storia che ha dei contorni davvero paradossali. Accusato di aver mentito, e quindi a causa di questo, di aver perso anche il lavoro, l’operaio decide di impugnare la sanzione disciplinare, facendo causa e portando tutto davanti a un giudice del lavoro e del tribunale civile di Perugia. E il giudice ha impiegato davvero poco tempo per decidere e capire soprattutto come era la situazione: ha stabilito che il congedo parentale è “destinato a compiti necessari per la cura della famiglia e della prole, come il riassetto della casa e la preparazione dei pasti, contribuendo anche all’agevolazione della madre nel riprendere l’attività lavorativa”.

Il verdetto ha non solo ha stabilito la verità, ma ha fatto in modo che l’operaio vincesse la causa, avesse il reintegro sul posto di lavoro e il pagamento delle 13 mensilità di stipendio, oltre, naturalmente, al versamento dei contributi persi durante il periodo di assenza. Una vittoria che ha sancito anche alcuni principi fondamentali del congedo parentale che tante aziende non considerano e sottovalutano.

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