Youcef Atal è ancora al centro della vicenda che ormai lo riguarda da qualche settimana, e ora tenta di essere assolto
Arrivano alcune novità sulla vicenda di Youcef Atal. Infatti è stato riconosciuto colpevole di recente di “incitamento all’odio per motivi religiosi”. Il tribunale penale di Nizza ha deciso di condannarlo lo scorso mercoledì 3 gennaio a otto mesi di carcere e a 45.000 euro di multa. Il calciatore, però, non ci sta: si è mosso quindi per presentare ricorso lunedì in appello, secondo quanto riportato da France Bleu Azur.
Non è ancora finita, quindi. L’algerino proverà l’ultima mossa per essere assolto e continuare tranquillamente la sua carriera nel mondo del professionismo. Per questo ci sarà un nuovo processo, e fino ad allora, per buona volontà dei suoi dirigenti, potrebbe potenzialmente giocare di nuovo con il Nizza al suo ritorno dalla Coppa d’Africa, ovviamente dopo aver scontato le sette giornate di squalifica che gli sono state imposte dalla LFP. Il suo allenatore, l’italiano Francesco Farioli, è stato piuttosto chiaro giovedì scorso in conferenza stampa: “Youcef Atal rientrerà in rosa perché è un giocatore sotto contratto con il Nizza (fino a giugno, ndr.)”.
Il calciatore è finito al centro di questa terribile vicenda perché, tramite i suoi profili social, è andato a immettersi nell’ambito del conflitto tra Israele e Hamas. Tutto questo perché ha ripubblicato un video del predicatore palestinese Mahmoud al-Hasanat che pregava e chiedeva a Dio una punizione contro Tel Aviv. Il Tribunale non gli ha lasciato scampo: oltre a condannarlo per ciò che ha fatto, ha stabilito anche che la sentenza dovrà essere pubblicata sui quotidiani Nice-Matin e su Le Monde. E in più anche sul proprio account Instagram, in cui aveva condiviso il filmato incriminato, e dovrà rimanere lì presente per almeno un mese.
Atal aveva postato il video mentre si trovava in ritiro con la sua nazionale dell’Algeria. Secondo quanto sostenuto dalla difesa, la sua intenzione era solamente quella di “condividere un messaggio di pace”, proposta però non accettata né condivisa dal sostituto procuratore Meggi Choutia. Neppure le parti civili del processo, tra l’altro, incluse varie organizzazioni ebraiche e la stessa Ligue de Football Professionnel (LFP) si sono trovate d’accordo. Il processo ha avuto inizio il 18 dicembre: l’accusa aveva subito chiesto per il terzino del Nizza dieci mesi di reclusione e 45.000 euro di multa, oltre alla pubblicazione della sentenza per un mese sulla sul suo profilo Instagram che va oltre i 3,2 milioni di followers totali.
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