Intesa San Paolo nella bufera e in una nota sugli accessi abusivi ai conti correnti da parte di un ex dipendente si scusa pubblicamente con tutti i correntisti, ma ora la questione fa paura
Quello che è emerso nei giorni scorsi per quanto riguarda i dati di migliaia di conti correnti violati da parte di un ex dipendente di una delle tante banche che operano sul territorio nazionale, resta un fatto gravissimo e che promette anche di non finire qui. Il fatto che nel mirino dei conti correnti “spiati” ci siano stati anche nomi talmente importanti da rasentare quasi l’assurdo, fa ad esempio pensare quanti casi simili ci siano stati in questi anni mai emersi o scoperti soltanto perchè si trattava di ignari cittadini qualunque.
Per oltre due anni, tra il 2022 e il giugno del 2024, un dipendente della banca Intesa San Paolo, poi licenziato, avrebbe effettuato un totale di 6.637 accessi abusivi ai dati di 3.572 clienti correntisti di 679 filiali del gruppo e nello specifico aveva provveduto “ad interrogare i dati” di numerosi personaggi molto noti del mondo politico, dello spettacolo, dello sport e della cronaca.
Oramai siamo talmente abituati ai pagamenti elettronici, dal bancomat alla carta di credito, dal wallet direttamente sul telefonino ai bonifici istantanei, che non ci facciamo più neanche caso, ma restiamo sempre molto attenti a non far vedere il numero che digitiamo quando immettiamo il famoso codice segreto. Ecco che con la mano cerchiamo di coprire il tastierino numerico con contorsioni degne di un ginnasta. Tutto inutile a quanto pare perchè basta un dipendente più smaliziato e senza remore di una qualsiasi banca per entrare tranquillamente nei conti correnti e sbirciare tutte le nostre cose, in barba a qualsiasi codice segreto, alla deontologia professionale e alla privacy tanto sbandierata. Forse servivano nomi altisonanti come quello della premier Giorgia Meloni per scoperchiare il vaso di pandora, fatto di “interrogazioni di dati” assolutamente personali a uso e consumo di chiunque avesse voglia di utilizzarli.
Come noto l’affaire banca Intesa San Paolo è oramai tratto, quasi settemila accessi fraudolenti e non autorizzati sui conti correnti privati di quasi 4000 correntisti del noto gruppo bancario ci hanno fatto scoprire che siamo violabili con un click e che quel tasto spinto non risparmia nessuno, dal semplice cittadino, al vip, dal cantante al noto personaggio politico. “Un dipendente infedele della nostra banca, con un comportamento che ha gravemente violato le norme, i regolamenti e le procedure interne, ha consultato dati e informazioni riguardanti alcuni clienti in modo ingiustificato”, è l’inizio del comunicato ufficiale di Intesa San Paolo con cui l’istituto chiedeva scusa per le malefatte del suo dipendente. “Il sistema interno di controlli”, prosegue il comunicato, “lo ha individuato, abbiamo inviato notifica al Garante della Privacy. Quanto avvenuto non dovrà più accadere”. Intesa Sanpaolo conferma che “non c’è stato alcun problema di sicurezza informatica“ rispetto alla quale la banca si “colloca nelle migliori posizioni internazionali”. Purtroppo in Italia i casi di violazione dei conti correnti è all’ordine del giorno, dovuto sia per negligenza dei proprietari, sia per hacker che sono riusciti a entrare in sistemi spesso con una sicurezza non conforme agli standard. Se poi ci si mettono anche i dipendenti infedeli degli stessi gruppi bancari, allora per il semplice cittadino non c’è davvero più difesa.
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