Secondo il regime, Alberto Trentini avrebbe aiutato i ribelli per organizzare un’insurrezione: il dettaglio sulle accuse
Arrestato il 15 novembre scorso insieme all’autista venezuelano della Ong Humanity & Inclusion per la quale lavora, Alberto Trentini si trova in carcere a Caracas e, fino a pochi giorni fa, non si sapeva niente di lui, né delle condizioni della sua detenzione, né delle reali motivazioni dietro al suo arresto. Dopo un accorato appello della famiglia, però, è emerso qualche dettaglio in più: ecco qual è l’accusa che il regime di Caracas muove contro il cooperante italiano.
Fermato a un posto di blocco a Guasdalito, al confine con la Colombia nello Stato frontaliero di Apure, Alberto Trentini sarebbe stato perquisito dalla Direzione generale del controspionaggio militare, adoperata soprattutto per far sparire gli avversari politici. Durante la perquisizione, sul suo smartphone sarebbero stati trovati alcuni messaggi scambiati con un gruppo di dissidenti politici: da qui, l’accusa di terrorismo.
Secondo l’agenzia di intelligence venezuelana, Alberto Trentini avrebbe usato la ong Humanity & Inclusion solo come copertura quando, in realtà, il suo vero scopo sarebbe stato quello di aiutare i ribelli nell’organizzare un’insurrezione finalizzata alla destituzione di Nicolas Maduro. La ong e la veste da cooperante internazionale, quindi, per il regime di Caracas gli sarebbero serviti per muoversi con libertà e per avere quanti più contatti possibili: sono queste, quindi, le accuse che il regime ha mosso contro di lui e per le quali l’ha arrestato, sebbene l’arresto non sia stato convalidato da un giudice entro le 48 ore.
Dapprima rinchiuso in un commissariato di polizia nell’area di Guasdalito, Alberto Trentini sarebbe poi stato trasferito nel carcere di Caracas dedicato ai prigionieri politici: la sua è solo una delle tante “desapariciones forzadas” e, fino a due giorni fa, della sua situazione non si sapeva letteralmente niente.
Antonio Tajani, Ministro degli Esteri, ha fatto sapere che mercoledì 15 gennaio a Roma si è tenuto un incontro tra l’incaricato d’affari dell’ambasciata in Venezuela e il segretario generale, appuntamento durante il quale è stata confermata la detenzione dell’italiano Alberto Trentini. “Abbiamo chiesto una visita consolare e abbiamo ribadito la richiesta di liberare lui e tutti gli altri prigionieri politici” ha detto il Ministro degli Esteri. Fino a giovedì mattina, infatti, nel Venezuela erano ben 8 gli italo-venezuelani incarcerati per motivi politici: due, però, sono stati liberati nelle ore successive.
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