Nella barriera corallina più grande d’Europa sono stati introdotti di recente dei coralli cresciuti appositamente in ‘cattività’
E chi lo ha detto che gli zoo limitano la vita degli esseri viventi? Ad Arnhem, nei Paesi Bassi, esiste una struttura che di recente ha lavorato per faro prosperare la barriera corallina più grande d’Europa. Siamo presso il Buerger’s Zoo e lo scorso lunedì alcuni subacquei hanno raccolto alcuni coralli, che sono cresciuti nell’impianto, per ristabilirli nel loro habitat naturale insieme ai loro ‘simili’. Quest’idea nasce dal progetto è chiamato World Coral Conservatory e ha come obiettivo quello di mantenere viva l’ecosistema del corallo, così da evitare che possano estinguersi nel Vecchio Continente, dove ormai sono sempre di meno.
Una delle biologhe che ha sposato questo progetto, ha spiegato ai microfoni dell’Associated Press Nienke Klerks il lavoro che è stato svolto e le basi naturali sul quale si poggia: “Questo è il primo progetto, in cui abbiamo iniziato a conservare questi coralli di origine nota. Poiché sappiamo esattamente da dove provengono, hanno il potenziale per essere reimmessi in libertà. Quindi è molto importante mantenerli, dato che non se la passano molto bene in natura“. Non si tratta dell’unico, in tutto il mondo esistono biologi che hanno preso parte a piani simili con l’obiettivo di salvaguardare una delle bellezze più grandi del pianeta.
I coralli sono, d’altronde, fondamentali per gli ecosistemi marini. Per quanto questi progetti non risolveranno i problemi legati ai danni derivanti dai cambiamenti climatici causati dall’uomo, rappresentano comunque una soluzione che, in qualche modo può contrastarli. Insomma, un palliativo. Il World Coral Conservatory, in particolar modo, ha un piano innovativo. L’idea è quella di costruire nei propri acquari una serie di piccole barriere coralline, per poi reinstaurarle nell’oceano, abituandole a quelle condizioni di vita. “Un test dietro le quinte” come lo descrive il guardiano dello zoo Pascal Kik, che poi aggiunge: “In questo modo sappiamo dove collocarli e come mantenerli”.
Gran parte di questi, però, nascono in cattività. Gli esperti spiegano, infatti, che sarebbe complicato estrarli dalla natura per poi inserirli nuovamente a distanza di tempo. La loro formazione e crescita, invece, permette che ci sia sempre la possibilità di mettere ‘toppe’ là dove il problema sussiste. Lo sbiancamento delle barriere, d’altronde, è un fenomeno sempre più – e troppo – comune, al punto che come viene spiegato da alcuni addetti ai lavori, sta vivendo già la sua quarta ondata. Una ripercussione dell’attività umana che va assolutamente rallentata, dal momento che il 25% della vita sottomarina dipende proprio dai coralli.
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