Maxi-blitz contro la mafia questa mattina tra Italia e Brasile: arrestato un imprenditore, decine gli indagati.
La vicenda ricostruita dall’Antimafia ha per protagonisti un boss ed un imprenditore, entrambi di Palermo, alleati in affari da oltre vent’anni. I due, dopo aver realizzato numerose iniziative in Sicilia, guardano al Brasile come nuova frontiera. Lì c’è un capo d’azienda romano che potrebbe aiutarli ad infiltrarsi nel tessuto economico del Paese sudamericano. C’è un prezzo da pagare, ma Cosa Nostra non bada a spese. Così tra il 2016 ed il 2019 boss ed imprenditore si trasferiscono a Natal, nello Stato del Rio Grande do Norte.
Hanno in mano un “lasciapassare” costato oltre 800mila euro, e tutto è in discesa. La mafia entra come socio occulto in numerose aziende dei settori immobiliare e della ristorazione. In pochi anni realizzano un giro d’affari quantificato in oltre 500 milioni di euro. È proprio questa la vicenda al centro dell’inchiesta della guardia di finanza del comando provinciale di Palermo e della polizia federale brasiliana, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) del capoluogo siciliano e dal II Tribunale Federale del Rio Grande Do Norte.
In manette è finito l’imprenditore Giuseppe Bruno, originario di Bagheria, non lontano da Palermo, trasferitosi a Natal nel 2016. Le forze dell’ordine hanno sequestrato disponibilità finanziarie e beni mobili ed immobili per un valore di 50 milioni di euro. Beni riconducibili a 17 soggetti, tutti indagati, e a 12 società operanti nei settori immobiliare, edile e ristorativo. La Dda, che ha impiegato sul campo oltre 100 finanzieri, ha effettuato 21 perquisizioni sia in Italia (in Sicilia, Emilia Romagna, Lazio, Toscana e Veneto) sia all’estero (in Brasile e Svizzera) presso abitazioni, sedi societarie e studi professionali.
Per tutti gli indagati le accuse sono a vari titolo concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio e autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, aggravati dalla finalità di aver agevolato importanti famiglie mafiose. Le indagini hanno fatto emergere le tracce di consistenti investimenti di capitali di matrice mafiosa in iniziative imprenditoriali e in società di diritto brasiliano, tutte abilmente schermate attraverso l’utilizzo di prestanome e l’interposizione di società di comodo.
Il denaro, secondo le ricostruzioni investigative, sarebbe giunto a destinazione per il tramite di sofisticati meccanismi di riciclaggio, basati, tra l’altro, sull’impiego di plurimi conti di transito accesi presso istituti finanziari, prevalentemente all’estero. Al vertice del sistema, il già citato boss, Giuseppe Calvaruso, dal 2018 reggente del mandamento mafioso di Pagliarelli. Calvaruso è stato arrestato nel 2021 di ritorno proprio dal Brasile nell’ambito di un’operazione denominata “Brevis”, in quanto accusato di essere al vertice del clan Pagliarelli. Il supporto necessario per effettuare operazioni societarie all’estero (Brasile, Svizzera, Hong Kong e Singapore) è stato fornito loro da affermati professionisti. Due di essi sono operativi in Emilia Romagna, dove Calvaruso ha vissuto per un periodo.
Boss ed imprenditore a partire dal 2016 hanno spostato il baricentro dei propri interessi principalmente in Brasile. Potendo lì contare, in una prima fase, anche sull’appoggio di un imprenditore romano. Quest’ultimo è stato arrestato nel 2019 dalle autorità brasiliane perché ritenuto mandante di un omicidio avvenuto 5 anni prima a Natal. All’imprenditore romano Calvaruso avrebbe corrisposto, in prima persona, ingenti capitali provenienti direttamente dalle casse di Cosa nostra. In particolare, tra il 2016 ed il 2017 avrebbe elargito in contanti, in due tranche, circa 830mila euro.
Dal 2019, il reggente del clan Pagliarelli si è poi trasferito anch’egli a Natal in modo da poter seguire direttamente in loco lo sviluppo di importantissime iniziative imprenditoriali, continuando nel contempo a gestire le attività criminali palermitane. Tra gli affari più significativi, alcune operazioni nel settore della ristorazione e, soprattutto, l’avvio, attraverso le società del gruppo, di un piano di lottizzazione di vastissime aree edificabili a ridosso della costa nordorientale del Brasile. Progettualità che si aggiunge ad altre numerose transazioni in campo immobiliare, in grado di garantire profitti di eccezionale entità.
“Proprio alla luce di queste prospettive, secondo una stima preliminare, sarebbe quantificabile in oltre 500 milioni di euro il valore patrimoniale complessivo nel tempo assunto da tutte le società nell’orbita del sodalizio criminale. – si legge in una nota – Il quadro gravemente indiziario così ricostruito testimonia concretamente l’incisività degli strumenti di cooperazione internazionale (come le Squadre Investigative Comuni), irrinunciabili per combattere efficacemente le mafie e le organizzazioni criminali più strutturate”.
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