Così le inchieste pesano sull’immigrazione: in Bangladesh ci sono 110mila persone in attesa dei visti per l’Italia

Nelle scorse ore si è tenuta una grande manifestazione a Dacca, capitale del Bangladesh, presso l’Ambasciata d’Italia.

Al centro delle proteste la situazione vissuta attualmente da oltre 110mila cittadini bengalesi. Si tratta di persone che hanno già ottenuto il permesso di lavoro ma che attendono il rilascio del visto per partire alla volta dell’Italia da oltre un anno. La motivazione ufficiale per la quale i visti tardano ad essere rilasciati è che l’Ambasciata è oberata di lavoro e che riesce molto lentamente a far fronte al gran numero di domande pervenute. In realtà la questione è assai più complicata.

Così le inchieste pesano sull’immigrazione: in Bangladesh ci sono 110mila persone in attesa dei visti per l'Italia
In Bangladesh ci sono 110mila persone in attesa dei visti per l’Italia – cityrumors.it

Il meccanismo si è estremamente rallentato a seguito di numerose inchieste giudiziarie in corso in Bangladesh ma soprattutto in Italia. Il 4 giugno scorso la premier Giorgia Meloni ha consegnato nelle mani del procuratore nazionale dell’Antimafia e dell’Antiterrorismo Giovanni Melillo un esposto sull’applicazione degli ultimi decreti flussi. Il governo sospettava che qualcuno stesse utilizzando la procedura come un ulteriore canale di immigrazione irregolare.

Troppe le richieste ricevute dal Viminale soprattutto al centro ed al sud del Paese, troppi i lavoratori in arrivo specialmente dal Bangladesh rispetto ai contratti effettivamente stipulati. Dalle indagini scattate successivamente è emerso che già in diverse zone d’Italia, ed in Campania in particolare, esistevano reti di imprenditori, addetti ai patronati, liberi professionisti, soggetti condannati per camorra capaci di infiltrarsi nei meccanismi dedicati all’immigrazione.

Dall’altro lato del mondo, in Bangladesh, si sta vivendo una situazione parallela. Qui per richiedere il visto bisogna affidarsi alla società Vfs Global, che, come si legge dal sito web, “lavora in partnership con Ambasciata d’Italia/Consolato Generale d’Italia al fine di fornire servizi di supporto a chi richiede un visto per entrare in Italia”. La Vfs, quindi, gestisce i Centri di accettazione dei visti per conto dell’Ambasciata. Inoltre ci sono tutta una serie di servizi, a pagamento, come il corriere e l’assistenza alla compilazione del modulo.

Ma le tempistiche per richiedere anche solo un appuntamento online si sono dilatate fino a sette mesi, e fino a maggio scorso gli uffici trattenevano il passaporto dei cittadini bengalesi per sbrigare le pratiche. In più ci sarebbero di mezzo altri intermediari i quali, in base alle denunce dei richiedenti, avrebbero richiesto il pagamento di migliaia di euro per portare a termine le procedure. Eppure per legge l’Ambasciata dovrebbe rispondere positivamente o negativamente entro 90 giorni dalla presentazione delle domande. Ma gli allarmi risuonati in Italia circa la presenza, anche in Bangladesh, di broker ed intermediari criminali, stanno rallentando il lavoro di verifica dei documenti. Sarebbero già stati scoperti documenti falsi, permessi di lavoro contraffatti e domande fraudolente.

Gli allarmi risuonati in Italia circa la presenza, anche in Bangladesh, di broker ed intermediari criminali, stanno rallentando il lavoro di verifica dei documenti
In Bangladesh ci sarebbero broker ed intermediari criminali – cityrumors.it

Per limitare il fenomeno della truffa dei pagamenti agli intermediari, l’Ambasciata ha ribadito pubblicamente che i richiedenti non devono pagare nessuno per acquistare permessi di lavoro, ottenere visti o un appuntamento. I servizi sono gratuiti, fatta eccezione per delle piccole commissioni. Del caso, che rischia di evolvere in una vera e propria crisi diplomatica, si sta occupando anche l’associazione Italbangla, attiva a Roma dal 1992, il cui presidente Mohammed Taifur Rahman Shah era presente alle manifestazioni presso l’Ambasciata. Secondo l’associazione gli aspiranti lavoratori in Italia stanno vivendo vite disumane, avendo investito praticamente tutti i loro averi per ottenere il visto.

L’Ambasciata italiana a Dacca – si legge in una lettera che Italbangla ha inviato alle autorità – ha la capacità media di rilasciare 100 visti al giorno, ovvero 2500 al mese. Attualmente ci vorranno circa 2 anni per evadere circa 50/60mila domande di visto. In una situazione del genere, per risolvere questo problema, entro i prossimi 2/3 mesi, la capacità lavoro dell’Ambasciata italiana dovrebbe essere aumentata di 10 volte”.

Bangladesh, caos immigrazione: “In gioco c’è la vita di 110mila persone”

Le Prefettura italiane – ha spiegato Rahman Shah – hanno rilasciato i nulla osta per 110miila lavoratori. L’Ambasciata ha il dovere di dare risposte. Anche se ci sono inchieste giudiziarie in corso le autorità devono provvedere e dare risposte, anche negative se la documentazione è falsa. Stiamo parlando della vita di 110mila uomini e di 110mila famiglie. Si potrebbero palesare violazioni dei diritti dei lavoratori e dei diritti umani”.

Il meccanismo si è estremamente rallentato a seguito di numerose inchieste giudiziarie in corso in Bangladesh ma soprattutto in Italia
Il meccanismo si è estremamente rallentato a seguito di numerose inchieste giudiziarie – cityrumors.it

Bisogna infine ricordare che il Bangladesh è stato recentemente scosso da fortissime proteste antigovernative che hanno portato a centinaia di morti ed alla fuga in India della premier Sheikh Hasina. Al suo posto, i movimenti studenteschi a capo delle proteste, hanno richiesto un governo transitorio con a capo il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus, che ha accettato l’incarico.

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