All’alba di oggi l’Antimafia ha smantellato un impero dei rifiuti creato con i soldi della mafia: nel mirino beni per 100 milioni di euro.
Al centro delle indagini della Dia (Direzione Investigativa Antimafia) gli imprenditori Antonino e Carmelo Paratore, rispettivamente padre e figlio. Già arrestati nell’ambito dell’operazione “Piramidi” nel marzo 2017, i due sono ritenuti strettamente legati al boss ergastolano Maurizio Zuccaro, detenuto presso il carcere di Opera Milano, storico esponente del clan Santapaola-Ercolano di Catania. La Dia ha passato sotto la lente di ingrandimento 40 anni di evoluzione economica ed imprenditoriale dei Paratore.
Antonino, in particolare, da umile carpentiere è diventato uno dei più facoltosi imprenditori siciliani. Indagini patrimoniali hanno consentito di appurare che l’ascesa imprenditoriale della citata famiglia ha avuto una formidabile impennata intorno alla fine degli anni ’90. In quel periodo l’Antimafia ha rilevato investimenti ed immissioni di capitali apparentemente inspiegabili provenienti in realtà, come sancito dai giudici, dall’attività criminale del boss Zuccaro.
Una crescita abnorme e “parallela”. Da un lato cresceva l’impero di aziende di Paratore; dall’altro Zuccaro scalava i vertici del clan etneo. Il boss è attualmente detenuto al 41 bis perché condannato all’ergastolo per l’omicidio di Luigi Ilardo, ucciso a Catania nel 1996. Antonino e Carmelo Paratore sono così divenuti leader indiscussi di uno dei gruppi imprenditoriali più importanti della Sicilia orientale, operanti in svariati settori, ma principalmente nella gestione e nello smaltimento dei rifiuti. Negli anni poi sono riusciti a creare una vera e propria galassia di imprese.
Mafia, l’impero dei rifiuti
Hanno diversificato le attività della famiglia con società attive nei servizi di pulizia degli ospedali, nel settore immobiliare e nella gestione di un notissimo stabilimento balneare, sito sul litorale catanese, “Le Piramidi”, appunto, da cui il nome dell’operazione antimafia del 2017. Si è così arrivati all’attività della Dia di oggi, che ha eseguito un provvedimento di confisca emesso dal Tribunale di Catania.
La confisca riguarda 14 società di capitali (operanti prevalentemente nei settori della raccolta e trattamento dei rifiuti, nella gestione di stabilimenti balneari, nell’acquisto, nella gestione e nella vendita di immobili), nonché 8 fabbricati e svariati rapporti finanziari per un valore complessivamente stimato in oltre 100 milioni di euro. Tutto da oggi è sotto il controllo dello Stato. I giudici hanno anche irrogato nei confronti dei due la misura di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, per la durata di tre anni.