Najem Osama Almasri ha una storia fatta di intrecci e scelleratezze: a raccontarla è l’attivista David Yambio. La testimonianza.
Najem Osama Almasri è il nome più discusso di queste ore con maggioranza e opposizione del Governo italiano ancora più divise: la fama del trafficante di migranti non è delle migliori. Le voci si susseguono e l’uomo, su cui pende un mandato di cattura dalla CPI (Corte Penale Internazionale) è stato rimandato a Tripoli dall’Italia a causa di un vizio di forma. La questione è stata sollevata nelle sedi competenti oltre che all’interno delle aule del Parlamento da Matteo Renzi, il leader di Italia Viva accusa le istituzioni di aver “lasciato andare un trafficante di migranti”.
Il commento finale getta ulteriore benzina sul fuoco: “Vi siete ammattiti?”, chiosa l’ex PD riferito a Meloni e Nordio. Il Generale libico non è nella posizione per essere classificato come soggetto “gestibile” sul piano giuridico. La situazione potrebbe sfociare ulteriormente nel penale con l’Italia chiamata a rispondere su diverse questioni.
David Yambio contro il Generale libico Almasri
Nel frattempo le dichiarazioni di David Yambio, attivista delle Sea-Watch e portavoce dell’organizzazione Refugees in Libia, rende noti alcuni retroscena che complicano il quadro delle accuse per il Generale libico: “Sono anch’io una vittima sopravvissuta ai crimini che Almasri ha commesso negli anni. Catturato nel Mediterraneo e riportato in Libia. Ho trascorso diverso tempo in un centro di detenzione, essendo poi trasferito ad Al-Jadida“.
David Yambio: “Anche io sono stato torturato dal Generale Almasri. Perché lo avete fatto scappare?
Le parole di David Yambio attivista di Sea-Watch e portavoce di Refugees il Lybia, l’organizzazione che dà voce voce alle persone migranti sottoposte a prevaricazioni, violenze… pic.twitter.com/ZEKkNBLLbH
— Giulio Cavalli (@giuliocavalli) January 23, 2025
“Almasri mi ha torturato personalmente: ho assistito a molte atrocità che ancora oggi non riesco a descrivere. Oggi molti di noi – conclude l’attivista – si pongono domande su come sia possibile che il Governo italiano abbia lasciato andare un criminale ricercato dalla Corte Penale Internazionale. Perchè l’Italia avrebbe tradito lo Statuto di Roma?”.
L’arresto e la successiva “liberazione”
La vicenda di Najem Osama Almasri comincia lo scorso 18 gennaio. L’ordine di cattura, da parte della CPI, è emesso quella stessa mattina. Viene trasmesso, nello specifico, a 6 Paesi. Nell’elenco c’è anche l’Italia. La consegna non arriva in tempo reale al Ministero di Grazia e Giustizia. Intanto l’uomo è in Germania: sta prendendo un’auto a noleggio con lo scopo di arrivare in Italia.
Vuole lasciare il deposito in sede. Sabato sera viene localizzato a Torino nel corso del match Juventus-Milan: la mattina del 19 gennaio scatta l’arresto in hotel. In via Arenula, tuttavia, non è ancora pervenuto alcun ordine di cattura. Le competenze della vicenda passano al Procuratore Generale di Roma che contatta il Ministro Nordio, il quale non risponde.
Il volo per Tripoli
Allora il Procuratore capitolino è alle strette e si vede costretto a non convalidare l’arresto. Almasri dunque ha il tempo di prendere l’aereo e tornare a Tripoli: Il Corriere della Sera spiega la situazione, con relative incomprensioni, e gli uffici giudiziari della Capitale nel mirino delle istituzioni. Il lavoro di concerto, con gli organi della Corte dell’Aja non è andato a buon fine.
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Dietro le tempistiche mancate rischia di scaturire un precedente importante che coinvolge una figura istituzionale controversa come il Generale libico, ma al tempo stesso di alto rango: l’uomo, infatti, è una delle persone più fidate dell’attuale Primo Ministro di Tripoli. Oltre a rappresentare i vertici della polizia giudiziaria libica.
Conosce, dunque, al meglio i margini di manovra e l’iter istituzionale rispetto alla gestione dei flussi migratori e la relativa suddivisione dei centri di accoglienza finiti sotto la lente d’ingrandimento per diritti umani e non solo. La testimonianza dell’attivista Yambio peggiora la situazione. Una matassa alquanto difficile da sbrogliare sullo sfondo di tante vite spezzate e omissioni che dovranno trovare una quadra il prima possibile.