Nella nuova situazione che si è venuta a creare per l’uccisione di Chiara Poggi l’amico del fratello si è presentato in caserma ma su di lui ci sono sviluppi
Una situazione strana. E alquanto particolare. Dopo gli ultimi sviluppi che hanno trovato tracce importanti di Dna appartenente ad Andrea Sempio sotto le unghie di Chiara Poggi, sono emerse anche altra situazioni particolari che riguardano proprio l’amico di Marco Poggi, fratello di Chiara che aveva anche una certa frequentazione della casa.
Il ragazzo, accompagnato dai suoi due legali alla caserma dei Carabinieri, per farsi prelevare il Dna e metterlo a comparazione con quello trovato e verificato dai laboratori con nuove strumentazioni scientifiche fa riflettere, e neanche poco. Ma fanno pensare anche alcune intercettazioni che sono state tirate fuori dal quotidiano Il Tempo di una conversazione tra lo stesso Sempio e il papà nel 2017.
“Ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, che tu hai detto che l’abbiamo ritrovato prima. Io ho detto che l’abbiamo trovato dopo essere stato sentito, già la prima volta… Ero stato sentito e poi l’abbiamo trovato“. E queste sono le parole di Andrea Sempio, oggi 37enne che appare indagato nuovamente per l’omicidio di Garlasco. Sono parole di una conversazione tra Sempio e il padre che sono contenute in un’intercettazione inedita che risale alle 19:05:45 del 10 febbraio 2017.
Si tratta di un’intercettazione ambientale da parte dei carabinieri che, subito dopo l’interrogatorio di garanzia dell’inchiesta poi archiviata, avevano ascoltato la famiglia dibattere su alcune incongruenze, in merito alle quali i magistrati avevano chiesto conto a Sempio. Il 37enne discute con il padre delle versioni contrastanti sull’alibi fornito per l’orario del delitto di Chiara Poggi. Alibi che ora trema e potrebbe essere nuovamente messo in discussione.
Il documento oggetto dell’intercettazione, sul quale Sempio dice di aver “cannato” è uno scontrino di un parcheggio a Vigevano, con l’orario delle 10:18 del 13 agosto. Un pezzetto di carta sul quale si fonda però l’alibi di Sempio per la mattina del delitto. Lo scontrino salta fuori, perfettamente integro, a distanza di oltre un anno, il 4 ottobre 2008, quando Sempio viene nuovamente interrogato come testimone e lo consegna ai carabinieri.
“Sono stato io a trovarlo qualche giorno dopo il fatto pulendo la macchina”, dice a verbale il padre di Sempio, “quando mia moglie l’ha visto mi ha detto di tenerlo visto quello che era successo quel giorno”: una cautela quasi preveggente. Anche perché senza quello scontrino Sempio sarebbe senza alibi: nelle ore del delitto, tra le 9:10 e le 10:20, il suo telefono non aggancia mai la cella di Vigevano, dove dice di essere andato. “Forse – dice la mamma – aveva lasciato il cellulare a casa”.
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