Nelle scorse ore le autorità hanno dissequestrato la villetta dove Sharon Verzeni viveva con il compagno Sergio Ruocco.
In quella casa di via Merelli a Terno d’Isola, in provincia di Bergamo, l’idraulico di 37 anni era già tornato insieme ai carabinieri mentre le indagini per identificare l’assassino di Sharon erano ancora in corso. Ruocco, in qualità di proprietario dell’immobile, aveva anche indossato gli abiti tipici dei reparti scientifici dell’Arma. Per non rischiare di contaminare nulla che potesse essere utile all’inchiesta. Pochi minuti, poi aveva dovuto lasciare la villetta che aveva comprato insieme a Sharon. È qui che i militari, nella notte tra il 29 ed il 30 luglio scorsi, lo aevvano raggiunto per comunicargli che la sua compagna era stata aggredita ed accoltellata in strada.
Ieri i carabinieri hanno tolto i sigilli, mentre Ruocco, accompagnato dal padre di Sharon Verzeni sono rimasti ancora all’interno per sistemare alcune cose e pulire. Dopodiché hanno lasciato la casa in auto. Senza rilasciare dichiarazioni ai giornalisti presenti. Nei giorni scorsi Ruocco aveva ipotizzato di voler tornare a vivere nella villetta. Dalla notte dell’omicidio l’uomo, mai indagato nell’inchiesta, è stato ospitato dai genitori della compagna nella vicina Bottanuco. Lontano da tutto e da tutti c’è il killer reo confesso di Sharon. Ovvero il 31enne italiano di origini maliane Moussa Sangare, accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione.
Rinchiuso nel carcere di Bergamo, l’assassino, che avrebbe ucciso Sharon senza alcuna motivazione, dovrà essere ora trasferito. Il giovane, infatti, è già stato bersaglio di un lancio di bombolette incendiarie da parte degli altri detenuti. Nel corso della conferenza stampa, la scorsa settimana, a poche ore dal suo fermo, Procura della Repubblica di Bergamo e carabinieri avevano parlato di due ragazzini minacciati da Sangare poco prima dell’omicidio. I minori sono stati rintracciati. Ed hanno confermato l’episodio. Si tratta di due giovanissimi di Cingolo d’Isola, nelle vicinanze di Terno.
Delitto Verzeni, il racconto dei minorenni
“Si è fermato, ha fatto degli apprezzamenti sulla mia maglietta e poi, andando via, ci ha mostrato il coltello”, ha raccontato agli inquirenti uno dei ragazzi. Il 31enne, però, come ha osservato la gip Raffaella Mascarino nel provvedimento con cui ha convalidato il fermo, con ogni probabilità cercava il “bersaglio giusto”.
Lo ha trovato in Sharon, che passeggiava da sola, “intenta a guardare le stelle” mentre ascoltava la musica con le cuffiette. “Nella più totale assenza di qualche comprensibile motivazione – ha scritto la gip Raffaella Mascarino – in maniera del tutto casuale, assolutamente gratuita per non dire addirittura capricciosa“. Per la giudice Sangare ha ucciso con uno “stato mentale pienamente integro” e che voleva tenere l’arma del delitto “per avere memoria di quello che ho fatto” e che “aveva architettato come passatempo quello di lanciare coltelli a una rudimentale sagoma di cartone“.