Massimo Rossi, già indagato per corruzione, al centro di una nuova bufera: spunta un’inchiesta che coinvolge manager e dipendenti di Tim.
Lo scandalo corruzione che coinvolge Massimo Rossi, accusato di aver consegnato mazzette ai dirigenti di Sogei, si allarga a macchia d’olio. Secondo nuove rivelazioni, l’indagine dei pm non si ferma alla società pubblica. Dietro le quinte, un secondo filone d’inchiesta collegato emerge, che travolge un altro gigante italiano: Tim.
Rossi, già nel mirino della giustizia, avrebbe infatti tentato di corrompere non solo i manager di Sogei, ma anche alcuni vertici e dipendenti della compagnia di telecomunicazioni. La gravità della situazione è tale che si attendono sviluppi dirompenti nelle prossime settimane, con possibili risvolti clamorosi. Nel frattempo, il mondo politico e imprenditoriale osserva con apprensione, consapevole che questo nuovo capitolo potrebbe avere conseguenze a catena su altre società e influenzare pesantemente il mercato delle telecomunicazioni.
L’inchiesta che ha scosso l’opinione pubblica per l’estensione delle tangenti non riguarda solo Sogei, la società statale che gestisce i dati e i servizi IT per la Pubblica Amministrazione. Da mesi, i pm stavano già investigando su un secondo fronte, scoprendo un sistema di corruzione che coinvolgeva anche Tim. Rossi, già noto alle forze dell’ordine per tentativi corruttivi in passato, avrebbe cercato di influenzare alcune decisioni aziendali tramite bustarelle, e stavolta l’oggetto della sua attenzione erano alti dirigenti del colosso delle telecomunicazioni.
Secondo fonti vicine all’inchiesta, ci sarebbero almeno cinque persone nel registro degli indagati tra manager e dipendenti di Tim, accusati di aver avuto contatti diretti con Rossi. Le indagini rivelano uno schema preciso, che puntava a ottenere vantaggi in ambito commerciale e di fornitura di servizi tecnologici, con l’obiettivo di sbloccare trattative o accelerare processi decisionali.
La rete di corruzione è vasta. Il modus operandi di Rossi sembra seguire un pattern consolidato: avvicinare i dirigenti, offrire somme di denaro o altri benefit in cambio di favori personali o aziendali. Gli inquirenti hanno rilevato una serie di contatti sospetti tra Rossi e i vertici di Tim, evidenziando come il sistema di corruzione non fosse isolato ma parte di un tentativo più ampio di influenzare il mercato delle telecomunicazioni, sfruttando i legami interni alle aziende. Al centro dello scandalo ci sarebbero gare d’appalto e forniture di tecnologie strategiche per il futuro digitale del Paese, settori delicati dove gli interessi economici in gioco sono elevati.
Rossi, nel suo ruolo di intermediario tra aziende fornitrici e grandi gruppi industriali, avrebbe provato a scavalcare le normali procedure competitive, cercando di corrompere i responsabili decisionali con promesse e tangenti.
Cinque nomi sotto la lente d’inchiesta. Su Tim ha svelato una situazione altrettanto preoccupante, con l’iscrizione di cinque figure apicali della compagnia nel registro degli indagati. Anche se le identità non sono ancora state ufficialmente rivelate, la magistratura ha già chiesto misure cautelari per impedire il proseguimento di eventuali condotte illecite. Le accuse potrebbero estendersi nelle prossime settimane, con ulteriori nomi che potrebbero emergere dai documenti sequestrati durante le perquisizioni. Il sistema di corruzione scoperto rischia di creare una profonda frattura all’interno di una delle maggiori compagnie di telecomunicazioni del Paese.
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