In caso di divorzio, in alcuni casi può non essere pagato l’assegno di mantenimento. Lo dice la legge ed andiamo a vedere nel dettaglio in quali casi questo può accadere.
Il divorzio rappresenta per tutti, ad ogni latitudine ed in qualunque contesto, un fallimento per la coppia. Si tratta, infatti, di vedere andare in frantumi un progetto di vita insieme. Tra i tanti aspetti da tenere in considerazione, in maniera del tutto inevitabile, non si può non contemplare anche la questione relativa all’aspetto economico. Un tema sempre centrale è quello rappresentato dall’assegno di mantenimento, da sempre al centro di mille polemiche.
Si tratta di un qualcosa a parte rispetto al pagamento dell’assegno per il mantenimento dei figli e che rappresenta una ulteriore spesa da dover mettere in conti. A differenza di quello per la prole, però, questo non scatta sempre e non è assolutamente automatico. Andiamo a vedere in quali casi, infatti, per legge non va pagato e come stanno realmente le cose, dal momento che si tratta di un tema sempre molto divisivo e difficilmente da affrontare. Auguriamo per questo una buona lettura a tutti.
L’assegno di mantenimento, come prima cosa da dire, ha una funzione assistenziale, compensativa e perequativa. Questo vuol dire che, per sua stessa natura, si attiva solo nel momento in cui ci sono tutte le condizioni necessarie per poterlo ottenere. In primo luogo bisogna dire che non viene riconosciuto in maniera automatica alla fine dell’unione civile. Ma di base richiede, sia per la decisione in un senso che nell’altro, una valutazione delle condizioni economiche dei due partner. Andiamo a vedere nel dettaglio cosa si valuta.
L’assegno in questione viene riconosciuto solo se chi lo richiede dimostra di non avere mezzi sufficienti e di non poterli ottenere per ragioni che siano oggettive e non soggette a valutazioni individuali. Questo vuol dire che laddove una persona può vivere senza problemi di quello che fa nella propria vita in termini lavorativi, allora non ha diritto ad avere l’assegno di mantenimento da parte dell’ex coniuge. Inoltre bisogna anche dimostrare che i motivi per i quali ci si ritrova senza un lavoro e quindi senza reddito sono oggettivi e che prescindono dalla propria volontà.
Secondo la Corte di Cassazione, gli elementi da prendere in considerazione sono sostanzialmente tre. Il primo è il contributo alla vita familiare, il secondo è il patrimonio accumulato nel frattempo ed in ultima istanza la durata del matrimonio. In tal senso, più lunga è l’unione, maggiori sono le speranze di poterlo ottenere.
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