Una vicenda clamorosa: una donna è deceduta all’interno di un ristorante di un parco a tema Disney. Quando l’uomo ha fatto causa all’azienda, non ha creduto alla risposta
Quante volte avete accettato senza neanche guardare i “Termini e le condizioni” di un contratto senza prestare la giusta attenzione al momento dell’iscrizione ad un servizio di streaming? Il più delle volte e distrattamente, siamo portati ad accettare tutto ciò che ci viene proposto, senza leggere i piccoli dettagli che meriterebbero un’attenzione diversa. Quanto accaduto ad un uomo in Florida, probabilmente porterà molti utenti a cambiare idea.
Un uomo, il signor Jeffrey J. Piccolo, ha intrapreso un’azione legale nei confronti della Disney. Il motivo? La moglie, la dottoressa Kanokporn Tangsuan, è morta a febbraio scorso a seguito di una grave allergia, dovuta all’aver consumato cibo con allergeni in un ristorante di Disney World. L’uomo aveva informato i responsabili del locale, situato dentro Disney World in Orlando, Florida, specificando che la moglie soffriva di gravi allergie alimentari. Secondo l’accusa, Piccolo ha detto più volte al loro cameriere che la consorte era allergica alle noci e ai latticini. I responsabili del locale hanno però “garantito” che il cibo fosse privo di allergeni. Quei piatti sono risultati fatali alla donna.
Dopo la morte della moglie, Piccolo ha deciso quindi di intraprendere un’azione legale contro il ristorante, convinto che la negligenza del personale sia stata la causa diretta del decesso della compagna ed ha chiesto un risarcimento di 50.000 dollari. Nella denuncia è stato specificato che il medico legale ha determinato la sua causa come “anafilassi dovuta a livelli elevati di latticini e noci nel suo sistema”.
“Sei stato abbonato? Non puoi citarci in tribunale”
La Disney ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma di essere “profondamente rattristata” dalla perdita della famiglia. Rispondendo alla causa del querelante, ha però affermato che il pub irlandese in questione (il Raglan Road Irish Pub and Restaurant) non è di proprietà né gestito da Disney stessa e l’azienda non può essere ritenuta responsabile per l’accaduto, poiché non sono gestiti da loro. “Siamo profondamente rattristati dalla perdita della famiglia e comprendiamo il loro dolore. Dato che questo ristorante non è né di proprietà né gestito dalla Disney, ci stiamo semplicemente difendendo dal tentativo dell’avvocato del querelante di includerci nella loro causa contro il ristorante”.
Poi il colpo di scena: la Disney tira in ballo una clausola (la T&C che Piccolo aveva accettato durante l’iscrizione a un mese di prova di Disney Plus nel 2019). Secondo la società, “la prima pagina del Contratto di abbonamento afferma, in lettere maiuscole, che ‘qualsiasi controversia tra Lei e Noi, ad eccezione delle Controversie di modesta entità, è soggetta a una rinuncia all’azione collettiva e deve essere risolta mediante arbitrato individuale vincolante’. Gli avvocati di Piccolo hanno rigettato la posizione di Disney, definendo irragionevole e ingiusto che i termini di un semplice account Disney+ possano impedire l’accesso a un processo e per un fatto così grave. Hanno anche sottolineato che era “assurdo” concordare sul fatto che oltre 150 milioni di abbonati Disney Plus abbiano rinunciato a tutti i diritti di citare in giudizio la società e i suoi affiliati, soprattutto considerando che il caso di Piccolo non ha nulla a che fare con il servizio di streaming. La battaglia legale non è finita…