Un lungo dossier immortala cosa accade per le vie di uno dei quartieri più malfamati di Roma: l’arrivo di Don Coluccia cambia completamente la situazione
Le telecamere di Notizie.com, all’interno di uno dei quartieri più conosciuti di Roma per lo spaccio di sostanze stupefacenti. Il dossier che vi mostreremo, è uno spaccato di vita quotidiana della capitale. Tra giovani che cercano droga e altri che la vendono. Tra vedette, pusher, ragazzi utilizzati come corrieri e persone che controllano ogni singolo ingresso: in un quartiere militarizzato, dove tutti conoscono tutti e dove degrado e abbandono prendono il sopravvento sul resto.
Siamo nella periferia Est di Roma, non lontani da Tor Bella Monaca, salita più volte agli onori della cronaca per i numerosi episodi di violenze e spaccio. Gli inviati di Notizie.com raggiungono l’incrocio tra la via Prenestina e viale Palmiro Togliatti, nel quartiere Quarticciolo. Una zona nella quale lo spaccio della droga avviene indisturbato e sotto gli occhi di tutti. Di giorno, ma soprattutto nelle ore notturne. Per la disperazione dei residenti, costretti a vivere una realtà a tratti insostenibile. Nelle piccole vie del quartiere è facile imbattersi in giovani appostati agli angoli delle strade: sedicenni italiani e stranieri che controllano ogni macchina, pronti a segnalare quelle poco conosciute o considerate scomode.
Sono spesso in gruppi: sette, otto persone che camminano fianco a fianco: che scrutano e controllano le zone che gli sono state assegnate. Si tratta di ragazzini, per lo più minorenni: italiani tra i dodici e i quattordici anni, accompagnati da magrebini e ragazzi di varie nazionalità. Hanno un compito molto delicato: di controllo e operativo. Seguono con grande attenzione chi ritengono sospetto e solo dopo essersi sincerati delle reali volontà dei presenti, li lasciano ai pusher. La compravendita avviene in pochi secondi: i finestrini che si abbassano, lo scambio rapido tra soldi e bustine, per la soddisfazione reciproca.
Scene alle quali i residenti sono ormai abituati. Alcuni neanche protestano più: molti si affidano a chi, da anni, cerca di combattere le gang, con la speranza di regalare un futuro ai giovani (sia quelli coinvolti nello spaccio, sia chi ne assiste impotente) e di chiudere una pagina triste e difficile da digerire. Don Antonio Coluccia è uno dei pochi a battersi con insistenza contro un destino che sembra ineluttabile. E’ in prima fila contro spacciatori e pusher. Ha organizzato ronde, manifestazioni, azioni per la pulizia del quartiere ed ha subito minacce, attacchi e attentati.
Nella notte immortalata dai cronisti di Notizie.com, entra in scena all’improvviso e inizia a muoversi nel quartiere, provando ad affrontare gli spacciatori insieme alle volanti delle forze dell’ordine. Il suo ingresso è anticipato dalle voci delle “vedette”: ragazzi di 15/16 anni che controllano dall’alto le macchine di chi entra in zona, pronti a segnalare intrusioni di Forze dell’ordine, bande rivali, o impiccioni. “Prete”, si sente urlare: in pochi secondi i baby spacciatori si allontanano, facendo calare il silenzio nel quartiere ed allontanandosi immediatamente dalle zone calde. Don Coluccia è un prete scomodo e indigesto agli spacciatori: da più di dieci anni si batte contro le bande della zona, provando a riportare la legalità nei quartieri più malfamati.
Insieme agli agenti che lo scortano 24 ore su 24, tenta di muoversi nelle vie del quartiere: come ha fatto in passato a San Basilio, a Tor Bella Monaca (dove a fine agosto ha subito un tentativo di investimento. Vuole provare a ridare dignità al quartiere: un futuro migliore a chi ormai ha perso le speranze. Il primo obiettivo raggiunto con il suo arrivo è il riuscire a far dileguare le vedette e i gruppi di spacciatori. Tra fischi e insulti, che arrivano dalle case (dove evidentemente alcuni di quei ragazzi si sono rifugiati), continua il suo giro.
Il suo racconto, è da brividi: “In questo momento ci osservano, ci scrutano. Aspettano solo il momento in cui ci allontaneremo, per tornare a fare quello che stavano facendo”. Ci sono sedie, un gazebo dedito alla compravendita e che viene sfruttato come via di fuga, attraverso le vie limitrofe. Un palo, al centro di una delle vie principali, ha un’importanza straordinaria: “Da qui si controlla tutto: è il punto dove si ha una visuale completa”, continua Don Coluccia, che poi ricorda come non troppo tempo fa, in quel punto preciso ci sono state sparatorie e accoltellamenti. “Si tratta di un quartiere militarizzato – continua – e le persone che vivono qui, hanno una libertà di azione limitata”.
Don Coluccia manda segnali attraverso un fischietto: è come se avvisasse della sua presenza. “Per molti, la droga qui non rappresenta un problema – continua – ed onestamente non me lo spiego. E’ come se convenisse a tutti il fatto che la droga sia presente. La sera c’è gente che non può neanche andare a buttare la spazzatura, perchè ha paura. Sotto gli androni ci sono spacciatori, fatti e strafatti”. Passano due giovani su un monopattino: “Sono mandati qui…controllano. Sembra di essere a Gomorra. Lo Stato deve intervenire, a tutela delle persone oneste”.
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