Per qualcuno la carne coltivata in laboratorio è ritenuta un’alternativa alla carne più sostenibile per l’ambiente
Negli ultimi tempi si fa un gran parlare di carne sintetica, soprattutto in tema di impatto ambientale e fame nel mondo, ma ad oggi la tecnologia è ancora in fase di sviluppo, vediamo insieme la stato di fatto.
Per carne sintetica si intende la carne coltivata in laboratorio partendo da alcune cellule animali, in effetti andrebbe definita quindi carne coltivata. Tali cellule vengono prelevate dagli animali tramite una biopsia e poi nutrite. Infine, vengono fatte riprodurre all’interno di appositi apparecchi detti bireattori.
I dubbi sull’effettiva necessità
La prima domanda che sorge spontanea è: sarà sicura per la nostra salute? In Italia, fortunatamente, non sta avendo grande accoglienza. Ma come avrebbe potuto essere diversamente in un paese dove esiste un patrimonio agroalimentare da far invidia a tutto il mondo? Coldiretti spiega che non è una soluzione ai problemi che pretenderebbe di risolvere, infatti non salva gli animali perché le cellule usate sono quelle prelevate da feti di mucca e non salva l’ambiente perché necessita di grandi quantità d’acqua ed energia e per quanto riguarda la salute non è sicura perché non c’è alcuna garanzia che i prodotti chimici usati nella produzione siano compatibili con il consumo umano. Infine non sarebbe neanche “ equa” perché molto costosa.
Per quanto riguarda la regolamentazione, in Italia la prossima settimana la Camera dovrebbe dare il via libera definitivo al ddl Carne sintetica presentato dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Il testo vieta la produzione e la vendita di cibi e mangimi sintetici, in particolare la carne coltivata in laboratorio, per “tutelare la salute umana e il patrimonio agroalimentare”. A riguardo il Presidente di Coldiretti, Prandini, in un’intervista ha sottolineato “Pretendiamo trasparenza. Occorrono studi terzi, indipendenti, autorevoli per analizzare questi prodotti e stabilirne le ricadute sulla salute. Tanto più che anche i gastroenterologi hanno espresso dubbi circa l’eventuale consumo abitudinario. Secondo noi, questi prodotti dovrebbero essere equiparati ai prodotti farmaceutici. Non è cibo perché viene realizzato in laboratorio”.
Per mangiarla serve la liberatoria
Il primo paese a renderla disponibile è stato Singapore e in Israele chi sceglie di mangiarla deve prima firmare una liberatoria che esonera produttore e venditore da eventuali responsabilità. Questo non è certo confortante, infatti Prandini spiega che “stiamo parlando di aree del mondo con una visione e un concetto di agricoltura e di cibo molto diverso dal modello europeo. La nostra è un’agricoltura molto attenta alla salubrità e alla sostenibilità”. Molti spingono per queste produzioni alternative perché sostengono che gli allevamenti siano molto inquinanti, ma diversi studi stanno valutando l’impatto della produzione di carne guardando l’insieme dei gas serra emessi, compresi il metano (emesso direttamente dagli animali) e il diossido di azoto (il risultato della produzione del mangime e dei sistemi di gestione del letame). Allo stesso tempo la carne sintetica emette solo anidride carbonica, ma è altrettanto vero che i gas serra restano nell’atmosfera molto meno: il metano per 12 anni e il diossido di azoto per circa 100 anni, l’anidride carbonica invece per parecchi secoli.
Ma se alla fine non risolve i problemi per i quali sarebbe creata, perché procedere con questa intenzione? Sempre il presidente di Coldiretti parla di interessi economici e non solo: “chi si impossessa del cibo sarà in grado di influire anche sulle scelte politiche a livello globale”. Sono momenti importanti, anche perché potremmo essere l’esempio per molti altri paesi. Inoltre, con la nuova legge si spera di poter aprire le porte a nuove opportunità di sviluppo e crescita.