Il corpo di Emanuela Massicci parla: lividi e tumefazioni ovunque, anche precedenti al decesso. Di cosa è accusato il marito Massimo Malavolta
Sarebbe stata massacrata di botte nella loro abitazione di famiglia a Ripaberarda, frazione di Castignano, in provincia di Ascoli Piceno e, dopo la brutale aggressione da parte del marito Massimo Malavolta, sarebbe stata lasciata lì per ore fino alla chiamata fatta dallo stesso coniuge ai genitori della donna, nella quale li avvisava che Emanuela non respirava più. Il corpo della donna, però, parla chiaramente: la morte sarebbe sopraggiunta per dissanguamento.
L’analisi effettuata dal medico legale sul corpo di Emanuela Massicci ha rivelato traumi di ogni tipo: lividi, fratture e ossa rotte dalle costole al naso, passando per l’ulna. Sono tutti segni di violenti pestaggi accaduti probabilmente non solo il giorno del decesso, ma anche precedentemente: la paura, però, è che Emanuela Massicci abbia sofferto molto prima di spirare e che la morte sia sopraggiunta dopo ore di agonia.
Emanuela si poteva salvare?
Secondo la ricostruzione operata dagli agenti, Massimo Malavolta avrebbe prima massacrato di botte Emanuela Massicci, poi si sarebbe sdraiato sul letto di fianco a lei e si sarebbe tagliato sul braccio. Circa sette ore dopo la morte della moglie, avrebbe chiamato i suoceri e poco dopo sarebbero arrivati i soccorsi, con i Carabinieri. Alla porta di casa, però, non ha aperto Massimo Malavolta ma i suoi due figli, presenti quindi in casa durante la brutale uccisione della loro mamma. Entrati, hanno trovato la porta della camera della coppia chiusa dall’interno e, una volta forzata, vi hanno individuato il 48enne seduto sul letto in stato di semi incoscienza e il corpo della donna, ormai senza vita.
Si sospetta, quindi, che Emanuela Massicci sia morta dopo un lenta agonia conseguente alle botte inferte dal marito e si teme che, se quest’ultimo avesse chiamato prima i genitori della donna o i soccorsi, forse lei si sarebbe potuta salvare.
I problemi psichiatrici
Massimo Malavolta, ad oggi ricoverato presso l’Ospedale Mazzoni per problemi psichiatrici, era già in cura da tanti anni per lo stesso problema. La Procura, quindi, ha acquisito tutta la documentazione relativa a questo percorso e, non appena le sue condizioni di salute lo consentiranno, ha stabilito che dovrà essere trasferito nel carcere di Ascoli Piceno. A difendere l’uomo c’è l’avvocata Saveria Tarquini, la quale invece crede nella necessità di un rapido trasferimento dell’uomo in una struttura carceraria ospedaliera con presidio psichiatrico: a tal proposito, la difesa valuta la presentazione di un’istanza al Tribunale del Riesame.
L’indagine, comunque, è in corso: al centro anche i presunti certificati medici di 3 e di 5 giorni che Emanuela Massicci avrebbe presentato al datore di lavoro per le assenze da 18 al 25 novembre. SI sospetta, infatti, che anche in questo caso il problema fosse relativo a violenze perpetrate dal marito nei suoi confronti.