Daniele Grassucci, co-founder e direttore di Skuola.net, commenta in esclusiva ai nostri microfoni la decisione di vietare l’utilizzo dei cellulari in classe.
Stop ai cellulari in classe. Con una circolare il ministro Valditara conferma il divieto dell’utilizzo degli smartphone fino alle scuole medie anche per scopi didattici. Una decisione che sta facendo molto discutere, ma, secondo un sondaggio da parte di Skuola.net, molto apprezzata dai genitori.
E noi in esclusiva abbiamo sentito Daniele Grassucci, co-founder e direttore di Skuola.net, per commentare il sondaggio e capire se questa norma sarà di facile attuazione oppure no.
Grassucci: “Il reale problema non sono i cellulari”
Daniele Grassucci, dal sondaggio di Skuola.net lo stop ai cellulari in classe sembra convincere.
“Sì, almeno al momento. C’è da dire che soprattutto alle scuole medie era una realtà. Ad inizio anno scolastico abbiamo fatto alcune interviste e ci avevano detto della presenza di un regolamento che disciplinava le scuole italiane. Una norma che in gran parte delle situazioni prevedeva il divieto dell’utilizzo del cellulare in classe oppure la consegna dello smartphone all’ingresso. Una cosa, l’ultima, non semplice da fare tutti i giorni. E’ chiaro che se il telefonino dovesse essere ritirato prima di ritirarsi, allora sarebbe più semplice far rispettare la regola. Altrimenti ci sarà sempre qualcuno che lo utilizzerà. Ed è proprio qui che casca l’asino. I ragazzi devono essere aiutati ad utilizzare lo smartphone nella maniera corretta. Se noi poi lo vietiamo fino alla medie, ma poi i genitori lo fanno utilizzare sin da piccoli ritorniamo al punto di partenza. Giustamente Valditara ha motivato la decisione precisando che Unesco e Oms hanno messo in evidenza come i cellulari sono elementi di distrazione nell’ambiente scolastico. Ma se il professore non è ingaggiante, gli studenti troveranno un altro modo per non seguire la lezione. Quindi non stiamo parlando di una soluzione definitiva”.
Senza dimenticare che lo smartphone in classe non può essere utilizzato per fini didattici, ma a disposizione degli studenti c’è il tablet. Insomma un cane che si morde la coda.
“Chiaramente sì. Anche lì è un tema di fiducia, di patto scuola-famiglie. L’ideale sarebbe che la scuola organizzasse un sistema didattico in cui il digitabile sia accessibile a tutti attraverso device dedicati alla didattica. Durante la pandemia molti ragazzi non sarebbero riusciti a fare la Dad senza smartphone. Bisognerebbe mettere a disposizione di ogni famiglia uno strumento per fare didattica. Vietare in questo momento il telefonino senza un processo di digitalizzazione è inutile. Parliamo di qualcosa di costoso, ma le risorse possono arrivare in modo diverso. Per esempio con book in progress i libri costano 100 euro l’anno e in quel caso si avrebbero i soldi per magari comprare un tablet. Però continuo a dire che il vero tema è quello di creare un patto tra le famiglie e la scuola. Se i genitori permettono di utilizzare lo smartphone senza regole sin da piccoli, poi la decisione presa dal ministro Valditara diventa difficile da attuare“.
Ormai sono anni che si parla di vietare i cellulari in classe. E’ arrivato il momento oppure ogni scuola si muoverà individualmente?
“La seconda. Il tema è sempre il solito. Se non c’è una alleanza tra famiglia e scuole nell’andare nella stessa direzione diventa tutto molto difficile. In alcuni istituti ci sarà il rispetto della norma del ministro Valditara, in altri no. Continuerà ad essere come è stato fino ad oggi. Stiamo parlando di uno strumento di massa e che i genitori sono abituati a darlo molto presto. E questo rende molto difficile toglierlo. L’utilizzo del telefonino non governato può diventare una vera e propria dipendenza“.