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Via libera della Nato all’invio degli F16 a Kiev, Riggi: “Ecco il significato di questa decisione”

Lorenzo Riggi di Geopolitica.info in esclusiva ai nostri microfoni: “Gli F16 saranno utilizzati solamente per difendere le grandi città ucraine”.

In questi ultimi giorni novità importanti per quanto riguarda l’Ucraina: la Nato ha dato il via libera ufficiale all’invio degli F16 a Kiev. Una decisione che era nell’aria ormai da tempo ed ora diventata ufficiale.

F16 – cityrumors.it – foto Ansa

Ai nostri microfoni è intervenuto Lorenzo Riggi, responsabile desk di Geopolitica.info, per capire meglio cosa potrebbe cambiare in questa guerra con la scelta della Nato.

Riggi: “Ultimi aiuti a Kiev prima delle elezioni americane”

F16 – cityrumors.it – foto Ansa

Lorenzo Riggi, la Nato ha deciso per l’invio degli F16 all’Ucraina. Cosa cambia in questa guerra?

Poco o nulla. La decisione è stata ufficializzata da poco, ma ormai dell’invio si sapeva da mesi. Era una vecchia richiesta dell’Ucraina. Ora non abbiamo numeri precisi, ma nell’ordine di grandezza dovrebbe essere alcune decine. I velivoli saranno consegnati direttamente a Kiev e con l’annuncio della Nato viene resa nota una data di scadenza“.

Possiamo dire che questi F16 saranno utilizzati fondamentalmente per la difesa?

Assolutamente sì. Per quanto gli F16 siano stati progettati per la guerra, non sono velivoli in grado di contrastare i caccia o gli aerei russi semplicemente perché sono pochi di numeri. Loro dovrebbero essere principalmente utilizzati per difendere le grandi città, molto meno a ridosso del fronte dove rischiano di doversi scontrare con la controaerea e caccia russi“.

Ultimi aiuti prima delle elezioni americane?

Probabilmente sì. Sarà l’ultima intesa raggiunta da questa amministrazione Biden. Difficile che gli Stati Uniti possano arrivare ad un accordo su altri aiuti considerando le tempistiche degli ultimi. Io credo che sia collegata a questo la decisione di istituire un fondo da 40 miliardi di euro per l’aiuto all’Ucraina. Soldi per acquistare sistemi difensivi a prescindere da ciò che succede a Washington“.

Sul campo di battaglia cosa sta succedendo?

I russi stanno spingendo nella parte meridionale dell’oblast di Donetsk. Sono avanzate molto lente. La scorsa settimana c’è stata una accelerazione, ma è un qualcosa di anomalo. Gli ucraini provano a non cedere, ma questa zona sarà il fronte della battaglia anche nelle prossime settimane“.

“Attacco missilistico all’ospedale di Kiev? Penso una cosa”

Ospedale Kiev – cityrumors.it – foto Ansa

Altra questione: la visita di Orban in Russia e in Ucraina ed ora il colloquio con Trump.

Su questa vicenda diplomatica si è detto molto. La visita di Orban a Mosca è stata accompagnata da non poche critiche e diciamo che la commissione Europea è rimasta infastidita. Hanno sottolineato che la decisione di incontrare Putin è stata personale. Da sottolineare che comunque l’unico leader europeo a parlare con Putin è proprio il premier ungherese e questo ci deve far riflettere sullo stato di salute e della diplomazia del Vecchio Continente. Poi bisogna anche dire che non c’è la volontà di arrivare ad una intesa”.

Ultimi giorni che hanno visto anche il botta e risposta tra Ucraina e Russia per l’attacco missilistico all’ospedale di Kiev.

Mi verrebbe da dire che un missile russo ha colpito l’ospedale, ma non penso che sia stato un attacco volontario perché non credo che Mosca avrebbe interesse a compiere un gesto simile. E’ un crimine di guerra, un fatto grave, ma sull’intenzionalità non sarei sicuro perché un attacco simile non avrebbe senso“.

Questo attacco sembra aver ‘svegliato’ l’Europa. Italia, Polonia, Francia e Germania hanno trovato un accordo sullo sviluppo dei missili a lungo raggio.

Sicuramente ci potrebbe essere un aumento delle difese aeree antimissili per Kiev. Sullo sviluppo di nuovi armamenti ci si sta muovendo magari sulla spinta emotiva dell’attacco, ma la strada è lunga. Il processo richiede tempo. E’ necessario disporre impianti industriali, poi fare ricerca e sviluppo. L’industria europea è in difficoltà rispetto a quella americana“.

Francesco Spagnolo

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