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Cronaca

Esclusiva Ilaria Salis: la verità dietro la conquista dei domiciliari

Il tribunale ungherese di seconda istanza ha finalmente accolto il ricorso presentato dagli avvocati della donna che ora potrà continuare a scontare la pena fuori dalle mura del carcere

Il ricorso presentato d’urgenza dai legali di Ilaria Salis contro la decisione del giudice Jozsef Sós, che nell’ultima udienza del 28 marzo le aveva negato la possibilità degli arresti domiciliari sia in Italia sia in Ungheria, è stato invece ora accolto e quindi l’attivista milanese, prossima candidata con la lista di Verdi di Sinistra alle prossime Europee, potrà finalmente lasciare il carcere a Budapest dove si trova da oltre 15 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti di estrema destra.

La Salis in manette durante il processo – Cityrumorsw.it – Ansa foto

 

L’insegnante di Monza quindi ora andrà agli arresti domiciliari in casa di una famiglia che si era detta disposta a ospitarla. E ci andrà dopo il versamento di una cauzione non ancora comunicata con certezza, ma che sembra si dovrebbe aggirare sui 16 milioni di fiorini, al cambio circa 41.500 euro, già peraltro  ipotizzata in udienza, e con il braccialetto elettronico obbligatorio.

La soddisfazione dei legali

L’attivista antifascista e sostenitrice dei diritti sociali è stata accusata di aver aggredito due uomini, causando lesioni giudicate guaribili in 5 e 8 giorni. L’aggressione è avvenuta a Budapest alla vigilia dell’11 febbraio, durante il giorno dell’onore, una ricorrenza celebrata dai seguaci del nazismo di tutta Europa. Lunga è stata la battaglia dei genitori della ragazza e dei legali per riuscire almeno a farle ottenere gli arresti domiciliari e in esclusiva ai microfoni di Notizie.com, l’avvocato Mauro Straini, che insieme al collega Eugenio Losco difende la Salis reclusa in Ungheria, ha espresso tutta la sua soddisfazione dopo essere venuto a conoscenza della decisione del tribunale ungherese di concederle i domiciliari a Budapest. “Siamo ancora in attesa di leggere le motivazioni del provvedimento”, commenta a caldo il legale, “che in ogni caso è l’accoglimento dell’appello contro il rigetto della richiesta dei domiciliari, presentata nell’udienza del 28 marzo scorso. Quindi possiamo suppore che le motivazioni consistano nella mancata condivisione dei motivi che erano stati posti alla base del rigetto, basato sul pericolo di fuga. Però ripeto, sono ancora in attesa di leggere il dettaglio delle motivazioni”. 

La mobilitazione in Italia – Cityrumors.it – Ansa foto

 

Il possibile ritorno in Italia

Fino a questo momento non risulta essere stato pagato nulla per l’eventuale cauzione“Non ancora, ma verrà comunque pagata una cauzione”, precisa ancora Straini, “infatti non è una liberazione agli arresti domiciliari senza ulteriori limitazioni, ci sarà infatti un braccialetto elettronico e il pagamento di una cauzione, che non possiamo sapere a quanto possa ammontare, fino a che non leggiamo il provvedimento. E soltanto dopo questo pagamento verrà dato seguito alla misura presa oggi. La notizia del passaggio ai domiciliari l’abbiamo saputa da poche ore, saranno eseguiti ovviamente in Ungheria, ma non vogliamo dare ulteriori indicazioni”. La 39enne attivista milanese è candidata alle prossime elezioni europee con Avs e probabilmente ora le cose potranno anche cambiare per quanto riguarda la sua candidatura. “Siamo certamente in contatto con l’ambasciata italiana in Ungheria per consentire a Ilaria di esercitare il suo diritto di volto”, dichiara ancora l’avvocato, “ovvio che a questo punto sarà più semplice organizzare la procedura di voto”. La decisione dei giudici ungheresi, abbastanza inaspettata per tutti, apre ora la strada a un’altra possibilità: il ritorno della 39enne in Italia, sempre sottoposta a una omologa misura di custodia cautelare. Se i legali di Salis, infatti, si muovessero per chiedere l’esecuzione in Italia della misura applicata, secondo quanto prevede la legge quadro del Consiglio europeo del 2009 per il reciproco riconoscimento delle decisioni sulle “misure alternative alla detenzione cautelare”, anche il Governo potrebbe fare la sua parte.

Mauro Simoncelli

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