Il giornalista e fondatore di Libero si è raccontato dall’ospedale in cui si trova per problemi di salute: “Io dalla parte di Israele”
Vittorio Feltri racconta… Vittorio Feltri. Direttamente dall’ospedale in cui si trova in questo momento per problemi di salute, il giornalista fondatore di Libero si è raccontato ai taccuini del suo stesso quotidiano. “Sto abbastanza male“, dice. E poi ripercorre la sua storia, con un pensiero anche sul periodo storico attuale. La storia di Feltri, prima di arrivare a Libero, inizia con l’Indipendente, giornale ormai praticamente “morto” che lui riesce a far rinascere arrivando a vendere più 100mila copie.
Riguardo a questa vicenda, ricorda: «Sono arrivato a vendere 120 mila copie per l’esattezza. Dunque, io lavoravo all’Europeo, lo dirigevo dopo aver passato la vita al Corriere, quindi la mia mentalità era quella del “quotidianista”. Feci molta fatica a fare il settimanale, dovetti cambiare mentalità, ma mi rimase la nostalgia del quotidiano. Quando mi proposero L’Indipendente io sapevo benissimo che era un giornale moribondo. Allora mi feci fare una fideiussione di 500 milioni di lire: se il giornale avesse chiuso io avrei intascato la fideiussione. Quando sono arrivato all’Indipendente il mio obiettivo era quello di prenderlo a calci per farlo morire definitivamente e riscuotere la fideiussione. Ho cominciato a prenderlo a calci ma quello invece di morire si è rinvigorito ed è arrivato a 45mila copie. A quel punto ho pensato che mi conveniva insistere, e così siamo arrivati a quei numeri che ti ho detto».
Strategia e linea editoriale
Per quanto riguarda la sua linea editoriale, il discorso è semplice: «La linea editoriale? Io in quel periodo ho sposato “mani pulite”, cioè l’inchiesta di Di Pietro e Borrelli contro la politica, per una ragione molto semplice: io cerco di aderire agli umori del pubblico. Non me ne frega nulla dell’ideologia, non me ne frega nulla della destra e della sinistra. Il mio dogma è questo: io do quello che vuole il lettore. Me lo ha trasmesso Montanelli, me l’ha insegnata lui questa lezione. Grazie al successo dell’Indipendente sono arrivato a spingere Berlusconi a chiedermi di dirigere il Giornale. Ho preso il giornale che vendeva 110mila copie: nel giro di un anno è arrivato a 250mila».
Poi però, dopo il successo dell’Indipendente e de Il Giornale, arriva il cambio a Libero. Feltri sostiene di averlo fondato perché tutti pensavano che lui fosse teleguidato in qualche modo da Berlusconi. In realtà, dice, che l’ex presidente del Milan non gli ha nemmeno mai fatto una telefonata. Era più una sorta di rivalsa, la sua, che voleva far vedere che il suo giornale aveva una forte linea editoriale e che nessun suggeritore pagante lo guidava. C’è modo ovviamente di parlare della questione arabo-israeliana, con lui dichiaratamente schierato dalla parte del popolo ebraico: “Certo, perché gli ebrei hanno una mentalità occidentale. Anche se hanno una religione diversa, la loro è la religione diversa, la loro è una religione da cui nasce il cristianesimo che poi ha influenzato tutto lo sviluppo umano. Quindi abbiamo la stessa mentalità. E questa mentalità non è certo quella degli islamici a cui invece piace lapidare le mogli per qualunque sciocchezza. Quelli sono dei pazzi completi, sono privi di educazione. Basta vedere come vivono“.