Ieri mattina i carabinieri hanno arrestato due frati in provincia di Napoli accusati a vario titolo di violenza sessuale e rapina.
Si tratta di Nicola Gildi, in servizio presso il Convento di Santa Maria Occorrevole di Teano, e Domenico Silvestro, parroco della Basilica Pontificia di Sant’Antonio da Padova di Afragola. Entrambi sono stati sospesi dai loro incarichi. Insieme a loro sono finite in manette altre quattro persone: un 52enne e un 43enne entrambi di Afragola, imprenditori e incensurati, ritenuti responsabili di rapina aggravata in concorso; un 20enne di San Vitaliano (con precedenti di polizia) e un 19enne di Marigliano (incensurato), responsabili di rapina aggravata in concorso.
L’inchiesta è salita alla ribalta delle cronache nazionali perché è emerso che uno dei frati aveva chiesto aiuto ad un amico imprenditore affinché organizzasse una rapina. Lo scopo era impossessarsi dei cellulari di due persone che i frati avevano abusato sessualmente e che proprio nei telefoni custodivano le prove delle violenze tra chat, foto e video. Rapina che poi è effettivamente avvenuta e che ha spinto le vittime a denunciare tutto ai carabinieri. Portando con loro le prove degli abusi contenute in uno smartphone che gli aggressori non erano riusciti a prendere.
Agli atti dell’inchiesta, che Cityrumors.it è riuscito a visionare, proprio l’organizzazione della rapina che fa calare sulla vicenda anche l’ombra della criminalità organizzata. Tra gli indagati, infatti, c’è il familiare di un boss della malavita locale di Marigliano, Mariglianella e San Vitaliano. Proprio le località, sempre in provincia di Napoli, da cui sono provenuti i giovani rapinatori che il 26 aprile scorso hanno fatto irruzione nell’abitazione delle vittime armati di mazza e di coltello. “Carissimo – scriverà poi uno dei frati – sono mortificato perché mai avrei voluto che si giungesse a questo. Ti chiedo perdono e ti assicuro la mia preghiera”.
Le indagini dei carabinieri della stazione di Afragola, coordinati dalla Procura di Napoli Nord, però, hanno rivelato anche altro. Il rapporto tra una vittima ed uno dei frati ha avuto inizio nel 2016 attraverso un’app per incontri. Dietro corresponsione di generi alimentari, sigarette e lavori da effettuare nei conventi, ha cominciato ad avere rapporti sessuali con il religioso. Rapporti consumati anche nei monasteri di Roccamonfina, Teano ed Afragola. Ma c’è altro. La vittima ha raccontato che è stato costretto ad organizzare orge nella sua abitazione, sempre sotto minaccia.
“Mi ricattava – ha raccontato la vittima ai carabinieri – altrimenti non mi avrebbe più aiutato. Circa una volta al mese i ragazzi che venivano a queste orge venivano invitati con le app di incontri. Pagavo poi io i ragazzi per lui con somme di denaro intorno ai 50 euro”. Una vicenda durata quindi più di otto anni e che non si sarebbe limitata ai soli denuncianti.
Tanto che, in una conversazione intercettata, uno dei frati viene contattato da un uomo a cui un altro giovane aveva chiesto aiuto: “Il ragazzo mi ha raccontato tutto. Ci sono i messaggi sul telefono che mi ha fatto leggere. Vuole essere aiutato. Cosa devo fare, venire io da vicino, dobbiamo arrivare a farti togliere la tonaca da dosso?”.
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