Uno studente ha provato a imbrogliare durante un concorso per divenire avvocato ottenendo prima i quesiti della commissione
Quasi tutti nel corso della propria avventura scolastica abbiamo provato di tanto in tanto a copiare qualcosa. Un compito in classe, un test, tutto ciò che ci permettesse di metterci alle spalle le ostilità scolastiche e non solo. Nelle istituzioni, però, ci sono dei casi che sono andati ben oltre quella che può essere considerata ‘una sana copiatura’. Ci sono, infatti, delle prove che non possono essere superate per mezzo dell’inganno, proprio perché necessarie a superare la reale qualità di una persona in quel determinato ambito. Qualità che, poi, a livello lavorativo non sarà utile solo per sé stessi, ma fondamentale per la vita degli altri. In questo senso salute e giustizia sono forse gli ambiti che meritano una maggiore attenzione e serietà. Settori nei quali la preparazione è di vitale importanza.
Questo discorso sembrerebbe essere stato dimenticato o ignorato, secondo quanto riportato da hln.be, da un ragazzo belga che ora rischia di finire in guai seri. Nel corso dell’esame necessario per ottenere l’approvazione della commissione per diventare avvocato, uno studente ha provato a ottenere in anticipo le domande, pensando di farla franca. Le cose, però, non sono andate come sperava e la Corte Suprema di Giustizia ha deciso di intervenire.
I dettagli dell’accaduto e le ripercussioni
Un tentativo, dunque, fallito, nonostante la complicità di uno dei membri della commissione che, probabilmente corrotto, ha provato ad aiutarlo fornendogli in anticipo i quesiti. Le voci che già nei giorni precedenti circolavano nell’ambiente, infatti, hanno spinto le istituzioni ad aprire un’indagine che presto ha avuto dei riscontri positivi. La Corte Suprema ha così ottenuto una notifica ufficiale, in cui veniva rivelato la circolazione di informazioni privilegiate. “Siamo profondamente scioccati e delusi dal fatto che ciò possa accadere. Il contesto in cui ciò potrebbe accadere è per noi un elemento aggravante. Durante la nostra ricerca sono stati utilizzati anche vari termini forti. Ogni malinteso è giustificato“. Scrive in una risposta il Consiglio giudiziario supremo.
Una pessima e triste notizia destinata a svilupparsi in ambito penale e che, purtroppo, si allarga anche agli altri partecipanti. La Corte, in vista di quanto accaduto, ha deciso di annullare il concorso così da evitare di incappare in nuove frodi. Non si è a conoscenza, infatti, se anche altri candidati avessero preso parte a piano. Tanta è, invece, l’amarezza sul coinvolgimento diretto della commissione, espressa così dalla Corte di Giustizia: “Ci rammarichiamo quindi che questa frode metta in cattiva luce la credibilità di altri magistrati“.