Un rapporto che svela abusi, violenze e aggressioni commesse ai danni della popolazione civile: i numeri sono clamorosi
Un recente dossier realizzato dalle Nazioni Unite, ci regala un quadro desolante e sempre più drammatico del conflitto a Gaza. Il rapporto è stato realizzato con l’obiettivo di scovare eventuali episodi di violenze e torture sessuali perpetrati ai danni della popolazione nel corso degli ultimi attacchi terroristici. I numeri sono spaventosi e illustrano alla perfezione un fenomeno in costante crescita.
Secondo il report realizzato, esistono ragionevoli motivi” per ritenere che Hamas abbia commesso stupri, “torture sessuali” e altri trattamenti crudeli e disumani nei confronti delle donne durante l’attacco a sorpresa nel sud di Israele del 7 ottobre scorso. Secondo i responsabili della Nazioni Unite che hanno realizzato il dossier, esistono “ragionevoli motivi per ritenere che tali violenze possano essere in corso”. Con queste parole Pramila Patten, diplomatica delle Nazioni Unite che da anni studia e combatte contro le violenze sessuali nei territori colpiti dai conflitti, spiega perfettamente la situazione attuale.
Ha visitato Israele e la Cisgiordania dalla fine di gennaio a metà febbraio, portando con se un team di nove tecnici: ha ascoltato i racconti degli ostaggi che sono stati liberati, ha verificato la veridicità delle storie di chi in prima persona ha subito abusi, violenze e rapimenti ed ha trovato “informazioni chiare e convincenti” sul fatto che alcune donne e bambini, durante la loro prigionia, sono stati sottoposti a violenze sessuali durante il conflitto. Tra le violenze si sono avute conferme di stupri e torture a sfondo sessuale. Il rapporto arriva quasi cinque mesi dopo gli attacchi del 7 ottobre, che hanno causato circa 1.200 morti e il rapimento di oltre 250 persone. Da allora la guerra di Israele contro Hamas ha devastato la Striscia di Gaza, uccidendo più di 30.000 persone: numeri confermati dal Ministero della Sanità.
Gaza, oltre due milioni rischiano di morire di fame
Secondo le Nazioni Unite, un quarto dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza rischia di morire di fame. Hamas ha respinto le precedenti accuse di violenza sessuale da parte dei suoi combattenti. In occasione della conferenza stampa di presentazione del rapporto, Patten ha sottolineato che la visita dell’équipe non aveva lo scopo di indagare sulle accuse di violenza sessuale, ma di raccogliere, analizzare e verificare le informazioni per il rapporto annuale del Segretario Generale Antonio Guterres sulla violenza sessuale nei conflitti e per il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. I numeri al momento risultano ancora “provvisori”. Mancano infatti i controlli e le verifiche relative ad Israele. Le Nazioni Unite hanno infatti incoraggiato Israele a concedere l’accesso al capo per i diritti umani e alla Commissione d’inchiesta internazionale indipendente sui territori palestinesi e Israele “per svolgere indagini complete sulle presunte violazioni” – e ha espresso la speranza che il Consiglio di Sicurezza lo faccia. Patten ha detto che il team non è stato in grado di incontrare nessuna vittima di violenza sessuale “nonostante gli sforzi concertati per incoraggiarle a farsi avanti”.
Sebbene il numero delle vittime rimanga sconosciuto, ha detto, “un piccolo numero di coloro che si stanno sottoponendo a cure starebbe vivendo un grave disagio mentale e un trauma”. Tuttavia, i membri del team hanno tenuto 33 incontri con le istituzioni israeliane e hanno condotto interviste con 34 persone, tra cui sopravvissuti e testimoni degli attacchi del 7 ottobre, ostaggi liberati, operatori sanitari e altri. Sulla base delle informazioni raccolte, Patten ha dichiarato che “ci sono ragionevoli motivi per credere che durante gli attacchi del 7 ottobre si siano verificate violenze sessuali legate al conflitto in diverse località della periferia di Gaza, tra cui stupri e stupri di gruppo, in almeno tre località”. In diverse località, ha detto, il team ha scoperto “che sono stati recuperati diversi corpi completamente nudi o parzialmente nudi dalla vita in giù – per lo più donne – con le mani legate e colpiti più volte, spesso alla testa”. Anche se si tratta di elementi circostanziali, ha detto che lo schema di spogliare e legare le vittime “può essere indicativo di alcune forme di violenza sessuale”. Al Nova music festival e nei suoi dintorni, ha detto Patten, “ci sono ragionevoli motivi per credere che si siano verificati molteplici episodi di violenza sessuale, con le vittime che sono state sottoposte a stupri e/o stupri di gruppo e poi uccise o uccise mentre venivano stuprate”. “Ci sono altre testimonianze di persone che hanno assistito ad almeno due episodi di stupro di cadaveri di donne”, ha detto Patten. “Altre fonti attendibili che si trovavano sul luogo del Nova Music Festival hanno descritto di aver visto più persone uccise, per lo più donne, i cui corpi sono stati trovati nudi dalla vita in giù, alcuni completamente nudi”, alcuni colpiti alla testa, altri legati ad alberi o pali con le mani legate.
Le indagini hanno portato a valutare con attenzione ciò che è successo nel golpe del 7 ottobre scorso. Si è cercato di capire con attenzione (attraverso le testimonianze dei presenti) ciò che è successo sulla famosa strada 232, che portava al Festival. Sono state raccolte “informazioni credibili basate su testimonianze descrivono un episodio di stupro di due donne da parte di elementi armati”, ha detto Patten. Altri stupri e violenze di gruppo non sono stati verificati e richiedono indagini. “Lungo questa strada, sono stati trovati diversi corpi con ferite ai genitali e ad altre parti del corpo”, ha dichiarato. “Non è stato possibile verificare modelli discernibili di mutilazioni genitali in questo momento, ma ciò giustifica un’indagine futura”. Il team della missione ha trovato anche uno schema di corpi legati nudi o parzialmente nudi dalla vita in giù, in alcuni casi legati a strutture come alberi e pali, lungo la Strada 232″.
La fake news della donna incinta uccisa
Anche le persone in fuga dal festival musicale Nova hanno tentato di fuggire verso sud e hanno cercato rifugio nel kibbutz Reim e nei dintorni, dove Patten ha dichiarato che ci sono “ragionevoli motivi” per ritenere che si siano verificate violenze sessuali. Il team della missione ha verificato lo stupro di una donna fuori da un rifugio antiatomico e ha sentito parlare di altre accuse di stupro che non è stato ancora possibile verificare. Nel Kibbutz Be’eri, ha detto Patten, la sua squadra “è stata in grado di determinare che almeno due accuse di violenza sessuale, ampiamente ripetute dai media, erano infondate a causa di nuove informazioni o di incongruenze nei fatti raccolti”. Tra queste, un’accusa molto pubblicizzata secondo cui l’utero di una donna incinta sarebbe stato squarciato prima di essere uccisa con il feto accoltellato all’interno. Le fake news, in situazioni simili, sono all’ordine del giorno.
Molte storie che erano state pubblicizzate dai media, si sono verificate inventate o parzialmente modificate. Patten ha detto che sono necessarie ulteriori indagini sulle accuse, tra cui i corpi trovati nudi e in un caso imbavagliati, nel kibbutz Be’eri per determinare se si è verificata una violenza sessuale. Nel kibbutz Kfar Aza, Patten ha detto che non è stato possibile verificare la violenza sessuale. Ma ha detto che “le informazioni circostanziali disponibili – in particolare lo schema ricorrente di vittime femminili trovate svestite, legate e uccise – indicano che potrebbero essersi verificate violenze sessuali, comprese potenziali torture sessualizzate o trattamenti crudeli, inumani e degradanti“. Patten ha sottolineato che “la vera prevalenza della violenza sessuale durante gli attacchi del 7 ottobre e le loro conseguenze potrebbe richiedere mesi o anni per emergere e potrebbe non essere mai completamente conosciuta”.
Le violenze subite dai palestinesi
Secondo i responsabili della Nazioni Unite, sono invece da ritenersi veritiere le informazioni che sono state registrate da fonti istituzionali e della società civile, nonché attraverso interviste, “su alcune forme di violenza sessuale contro uomini e donne palestinesi in ambienti di detenzione, durante le irruzioni nelle case e ai posti di blocco”. Lunedì il capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi ha dichiarato che centinaia di palestinesi detenuti da Israele dopo gli attacchi del 7 ottobre hanno riferito di aver subito un’ampia gamma di maltrattamenti, dalle foto scattate a loro nudi alla minaccia di essere fulminati. Phillipe Lazzarini ha detto a una conferenza stampa che la sua agenzia, nota come UNRWA, ha messo insieme un rapporto interno non pubblicato, basato su informazioni di detenuti tornati a Gaza “completamente traumatizzati dal calvario”. Ha detto che alcuni sono stati detenuti per un paio di settimane, altri per diversi mesi. “Abbiamo sentito storie di persone che non solo sono state sistematicamente umiliate”, ha detto il commissario generale dell’UNRWA.