Guerra Israele, pesante frecciata della Di Segni: “Sono soli”

Guerra Israele, in una lunga intervista concessa al quotidiano “L’Identità” ha voluto esprimere, ancora una volta, il proprio pensiero Noemi Di Segni 

Se non è un allarme o appello allora poco ci manca. Fatto sta che la Di Segni ha voluto esprimere il proprio pensiero su quanto sta accadendo in Medio Oriente. Affermando che Israele, in questo momento, è sola. Con tanto di frecciatina nei confronti del mondo “illuminato” che tende a non capire quale sia il problema. Lo ha ribadito in una lunga intervista che ha rilasciato al quotidiano “L’Identità“.

Intervista al quotidiano "Identità"
La presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni (Ansa Foto) Cityrumors.it

 

La presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) continua dicendo: “Quello che si continua a chiedere è attenzione e proporzionalità. Senza rendersi conto della sproporzionalità dell’odio antisemita. Il 7 ottobre la storia è cambiata. La liberazione dei palestinesi non può passare da un’entità vocata al terrore”.

Quello che stiamo vivendo, per la Di Segni, è un cambio di storia non indifferente: “Se c’è una guerra, il registro delle azioni, del dilemma umanitario e delle attenzioni che vanno poste, si svolge all’interno del diritto internazionale di guerra. Non è paragonabile quello che si esige in un giorno di festa“.

Guerra Israele, Di Segni lancia allarme: “E’ 11 settembre ebraico”

Poi ha continuato dicendo: “Dubito che qualcuno dica che Israele abbia attaccato per prima. Se tutto questo fosse successo il giorno prima sarebbe stato il delirio. Le accuse a Israele che conosce solo il linguaggio della forza e della brutalità si sarebbero sprecate”. Per la numero uno dell’associazione non ci sono dubbi: quanto è accaduto è da definirsi come l’11 settembre dello Stato ebraico.

Intervista al quotidiano "Identità"
La presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni (Ansa Foto) Cityrumors.it

 

Perché il dilemma morale, se sparare o no, c’è in ogni soldato israeliano. L’appello è rivolto a persone che hanno questo dilemma addosso dalla mattina alla sera, in ogni respiro. Ma quello stesso appello non è stato rivolto a chi non ha alcuno scrupolo. Ma proprio perché l’appello è rivolto a chi il dilemma lo vive e lo conosce molto bene. Bisogna capire perché gli altri soffrono“.

Poi l’appello al popolo palestinese: “L’appello che mi sento di fare è capire qual è il vero torturatore di quel popolo, chi lo tiene in ostaggio. Non c’è liberazione della Palestina che non presupponga distruzione. La liberazione del popolo palestinese non può passare da una entità che è vocata al terrore e all’orrore. Il mondo civile, illuminato, europeo, democratico, non riesce a capirlo. Non lo capiscono neanche le Nazioni Unite“.

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