Quello che nessuno si aspettava è realmente accaduto. L’inviolabilità e il mito dei servizi segreti israeliani questa volta sono stati messi sotto scacco da un attacco probabilmente pianificato da tempo
La data del 7 ottobre 2023 sarà ricordata per sempre perchè potrebbe rappresentare una svolta nel domino mondiale e una via senza ritorno per la storia di una lingua di terra da sempre contesa. L’attacco di Hamas a Israele ha svegliato il mondo intero o almeno ha spostato l’attenzione del mondo intero dal fronte russo-ucraino a quello mediorientale.
Era un tranquillo sabato mattina quando, intorno alle 6 ora italiana, il gruppo radicale palestinese Hamas ha avviato un attacco senza precedenti nel sud di Israele lanciando migliaia di razzi, ma soprattutto attaccando via terra diverse cittadine israeliane al confine con la Striscia di Gaza. Per estensione e violenza è l’attacco più grave subito da Israele da decenni a questa parte.
Un’escalation che in pochi pensavano possibile
Una terra senza pace, popolazioni da sempre in guerra, ma che non si aspettavano che si arrivasse a tanto. Questo è stato il sorprendente risultato del durissimo attacco sferrato via aerea e via terra dall’esercito di Hamas contro Israele facendosi beffa dell’esercito più “preparato” al mondo tra quelli “normali” e del servizio di spionaggio più all’avanguardia di tutti, temprato da decenni e decenni di stato di allerta permanente. Centinaia di morti, moltissimi dei quali civili, uomini, donne e bambini colti di sorpresa e senza alcuna possibilità di mettersi in salvo da un attacco talmente preciso e dettagliato da far pensare che fosse pianificato da tempo. Immediata è scattata la controffensiva israeliana che a sua volta a provocato altre centinaia di morti in un’escalation tra promesse di ritorsioni e ostaggi uccisi per vendetta che non promette nulla di buono per l’immediato futuro.
Cosa succederà adesso?
Nonostante si stia già mobilitando il mondo intero, la guerra potrebbe essere entrata in una seconda fase. Israele infatti ha deciso di armare anche i civili. Non solo l’esercito, con il richiamo per 300mila riservisti. Perchè dopo l’attacco di Hamas alle comunità di confine, in cui sono rimaste uccise circa 900 persone ed oltre un centinaio sono stati rapiti, il ministro della sicurezza nazionale israeliano, il leader del partito di estrema destra, ha ordinato l’acquisto di 10mila fucili per armare le squadre di sicurezza civili nelle città vicine al confine e nelle colonie in Cisgiordania. Si muovono anche gli Stati Uniti che hanno già spostato una loro portaerei verso la zona del conflitto. “Noi rimaniamo in costante, continuo contatto con la nostra controparte in Israele per determinare e quindi rispondere alle loro richieste più urgenti”, ha detto un funzionario della Difesa, spiegando che queste comprendono “munizioni di vario tipo e altro equipaggiamento”. Hamas: da parte sua ha già fatto sapere che “nessuna trattativa sugli ostaggi sarà condotta fino alla fine della guerra” e il gruppo islamico ha lanciato un appello a tutti gli arabi di “sostenere la causa della Palestina“. Con la minaccia neanche tanto velata che verrà ucciso un ostaggio nelle loro mani ogni bomba sganciata contro abitazioni civili o centri abitati.