Scoperta un’organizzazione mafiosa che hackerava le banche dati dello Stato per vendere o utilizzare tutte le informazioni
Un nuovo blitz della Procura di Milano ha intercettato un’organizzazione criminale che al proprio interno comprendeva anche alcuni componenti delle forze dell’ordine. Questi si erano specializzati nel rastrellamento di informazioni riservate. Secondo quanto riporta Il Giornale, sarebbero stati presi di mira anche alcuni politici, dei quali non è stata però ancora rivelata l’identità e restano per il momento ignoti. L’accusa è di aver superato i sistemi di protezione della Guardia di Finanza e del Ministero degli Interni, accedendo alla banca dati e quindi a documenti assolutamente riservati. Non si tratta della prima volta che avviene un caso de genere.
Già in passato, infatti, il finanziere Raffaele Striano riuscì a ottenere dei dossier della procura nazionale antimafia. Ancora prima toccò, però, al bancario Vincenzo Coviello e prima ancora a Carmelo Miano, hacker siciliano. Testimonianze che mettono in evidenza la debolezza dei sistemi di protezione istituzionali, i quali dovrebbero garantire la discrezione di determinato materiale ufficiale. I precedenti, però, raccontano di episodi legati a singoli individui che sono riusciti a superare i deboli ostacoli. Questa volta la situazione sembrerebbe essere diversa. Quello che è venuto alla luce dopo le indagini portate avanti dalla Procura della Repubblica di Milano e dalla Direzione nazionale antimafia è di un sistema ben radicato nel territorio e non poco attrezzato.
Il comunicato stampa pubblicato ieri dal procuratore milanese Marcello Viola parla di una “organizzazione dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all’esfiltrazione di dati e di informazioni (sensibili e segrete) conservate nelle Banche Dati Strategiche Nazionali (Sdi, Serpico, Inps, Anpr, Siva, ecc.)”. Come scrive il quotidiano lo Sdi e la Serpico sono le due sigle più rilevanti. Nel primo caso parliamo dell’archivio centrale dei procedimenti penali, nel secondo della banca dati delle movimentazioni economiche e finanziarie. Quest’ultima permette di accedere alla vita privata delle persone sotto dossier, compresi conti correnti e pagamenti bancari.
L’attività di questi hacker, ex poliziotti ed esponenti politici consisteva nella vendita di queste informazioni. Nella giornata di ieri sono state portate avanti decine di perquisizioni. I reati contestati sono sei. Tra questi lo scopo di lucro dietro questo mercato è il meno preoccupante. È emerso che i dati rubati sono stati utili anche al fine di portare avanti alcune operazioni politiche. Per i sei principali indagati è stata chiesta la custodia carceraria. Nel frattempo, proseguiranno le indagini per portare alla luce quanti più dettagli possibili su un’organizzazione che da anni si era ormai insediata nel territorio nazionale.
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