Oggi si celebra la giornata internazionale contro il bullismo e il cyberbullismo. Anna Bianchi, di Terres des Hommes Italia, in esclusiva: “La scuola e la rete i luoghi più pericolosi”
Si celebra oggi la giornata internazionale contro il bullismo e il cyberbullismo. Due delle più grandi piaghe della civiltà moderna. Secondo un recente dato, almeno uno studente su quattro dichiara di esserne stato vittima nel corso dell’ultimo anno. L’indagine realizzata da Terre des Hommes, con Oneday e alla community di Scuola Zoo (e che ha coinvolto oltre 4.000 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 26 anni) è piuttosto eloquente: il 65% dei giovani dichiara di essere stato vittima di violenza e tra questi il 63% ha subito atti di bullismo e il 19% di cyberbullismo.
“Questi ultimi due giorni sono stati molto importanti – dichiara in esclusiva ai nostri microfoni Anna Bianchi, di Terres des Hommes Italia, una Onlus che si occupa di aiuto diretto all’infanzia – prima con la celebrazione del Safer Internet Day, che ha permesso di evidenziare i pericoli che si corrono in rete e poi con la giornata contro il bullismo e il cyber bullismo. Dai dati ottenuti capiamo come, da un lato i ragazzi ci dicono che sono vittime di bullismo e quali sono i tipi di violenze che hanno subito, ma ci dicono anche dove si sentono meno sicuri. La scuola risulta essere il luogo dove i nostri giovani subiscono più episodi di violenza e bullismo. Al secondo posto c’è la rete”.
I dati sono eloquenti: mentre il bullismo si configura come un fenomeno più maschile, e che ha visto vittime i ragazzi al 68%, al contrario, il cyberbullismo sembra colpire di più le ragazze (almeno il 21% delle vittime sono di sesso femminile). La percentuale di chi ha subito una violenza, sia fisica che psicologica, sale al 70% se si considerano le risposte delle ragazze e all’83% tra chi si definisce non binario e scende al 56% tra i maschi.
Dottoressa Bianchi, quanto rischiano gli adolescenti andando in rete? Quanti di loro si sono imbattuti in episodi di cyberbullismo?
“Il 39 % dei rispondenti ha indicato internet come un ruolo pericoloso. I rischi della rete citati dai ragazzi, oltre al cyberbullismo sono molteplici”.
Di che si tratta?
“Il revenge porn, il furto di identità, la perdita della privacy, il pericolo di adescamento da parte degli estranei e forme come stalking e violenze. I ragazzi sanno identificare molto bene questi pericoli”.
Pericoli che si manifestano anche nella vita reale o che restano circoscritti alla rete?
“Bisogna fare una distinzione quando si parla di cyberbullismo, molto spesso il confine tra vita reale e virtuale è labile. Anzi, per i giovani non esiste nessuna separazione. Questo tipo di violenza tra pari, avviene sulla rete: ma spesso si tratta di compagni di classe, compagni di squadra. Persone che si conoscono e con le quali esistono dei rapporti. Se invece si parla di adescamento o furto di identità, si tratta di pericoli che restano circoscritte solo alla rete”.
Il cyberbullismo, confinato alla rete, si trova quindi al secondo posto nella classifica dei pericoli più evidenti corsi dai ragazzi…
“Si. Dietro alla scuola. Il luogo dove i ragazzi passano più tempo e dove si confrontano più spesso. Dopo la scuola (che è stata indicata dal 66% degli intervistati), il web è percepito come il luogo dove è più probabile essere vittime di violenza, indicato dal 39% delle risposte. Se si guardano le risposte delle ragazze, Internet scende al terzo posto (36%) superato dalla strada (41%)”.
Oggi è la Giornata Internazionale contro il bullismo e il cyberbullismo: cosa si sta facendo materialmente per aiutare i ragazzi a sconfiggere questa piaga?
“L’impegno è alto: noi realizziamo incontri formativi nelle scuole e devo dire che la partecipazione e la risposta dei ragazzi e degli insegnanti è molto positiva. I professori hanno capito l’importanza di affrontare queste situazioni e i ragazzi non hanno paura a parlare delle loro esperienze e a confrontarsi. Si tratta già di un bel passo in avanti. Attori fondamentali, con cui collaboriamo e che ha un ruolo centrale nella prevenzione, sono la Polizia di Stato e la Polizia Postale. Fanno un forte lavoro di formazione e prevenzione direttamente con i ragazzi. C’è un impegno nel cercare di rendere le persone più consapevoli possibili del rischio che si corre stando online”.
Spesso gli adolescenti sono anche più abili die loro genitori nel muoversi in rete. Questo rappresenta un vantaggio o uno svantaggio?
“Parliamoci chiaro: i ragazzi utilizzano gli strumenti digitali in modo autonomo e con grande maestria: ma questo genere di pericolo è talmente frequente, che anche una persona esperta, difficilmente riesce ad evitarlo. Nella rete spesso non esistono controlli. O se ci sono, risultano essere minimi. Ecco perchè la prevenzione è l’arma vincente da adottare in questi casi”.
Nelle tante situazioni con le quali vi confrontate giornalmente, c’è una storia che l’ha colpita maggiormente e dalla quale ha tratto degli insegnamenti?
“Difficile trovarne una in particolare. Nell’ultimo incontro fatto la scorsa settimana, abbiamo ospitato un ragazzo che oggi fa l’educatore, ma che in passato ha avuto esperienze di bullismo, sfociate in violenze criminali. Lui si definisce un ex bullo. Ha avuto un infanzia molto complicata alle spalle. La sua esperienza è stata molto apprezzata dai ragazzi. Ha sottolineato come, chi commette questi tipi di comportamenti, sia in realtà una persona sola, che non ha basi alle spalle. Che non ha una rete familiare o di amicizie pronte a supportarlo in un momento così delicato come l’adolescenza. C’è un particolare che emerge e che è abbastanza eloquente”.
Quale?
“Molto spesso, dietro alle storie di chi subisce atti di bullismo, ma anche di chi li compie, c’è una solitudine, una mancanza di supporto sia degli amici che degli adulti di riferimento. Quello è un altro aspetto sul quale bisogna assolutamente lavorare”.
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