All’indomani della Giornata Mondiale di consapevolezza dell’autismo, Cityrumors.it ha raccolto le testimonianze di chi, quotidianamente, vive una propria battaglia
In occasione della Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, che si celebra ogni due aprile, abbiamo raccolto le storie più significative di chi, ogni giorno, si trova a combattere con un disturbo che colpisce migliaia di persone. “L’autismo è una condizione d’essere, non una patologia. Un modo di vedere la realtà intorno a sé e di reagire ad essa in maniera particolare”. Queste le parole di, Massimo Aureli, vicepresidente dell’associazione Autismo e Società Onlus, ai microfoni di Notizie.com.
Nel nostro Paese circa un bambino su sette, nella fascia d’età compresa fra 7 e 9 anni, soffre di disturbo dello spettro autistico. Tra i maschi il rischio aumenta di 4,4 volte in più rispetto alle femmine, come spiega il Ministero della Salute nell’ultimo report. Sono circa 500.000 le famiglie che, almeno una volta, hanno ricevuto una diagnosi di spettro autistico. “La diagnosi è sempre un colpo durissimo da recepire – ci dice Pietro, 45 anni e padre di Matteo – ti porta ad entrare in modo ufficiale in questo mondo. E’ anche vero che, quando qualcuno si presenta per la prima volta al cospetto di uno specialista, lo fa perchè ha intravisto qualche segnale. Nel mio caso ce ne erano più di uno”.
Pietro spiega il motivo che lo portò, quattro anni fa a rivolgersi ad una neuropsichiatra dell’età evolutiva. “Mio figlio Matteo aveva quasi tre anni, non parlava, aveva reazioni strane ogni volta che qualche estraneo gli si avvicinava, anche solo per salutarlo. Ed in più c’erano degli atteggiamenti ripetitivi che non mi piacevano”. Per Matteo è iniziato un percorso duro. “La visita in un centro specializzato, le terapie cognitive e logopediche: le visite, i test, momenti che abbiamo vissuto con grande ansia. Ma devo dire che, a distanza di anni, la situazione è decisamente migliorata. Rispetto a tante altre famiglie, la nostra storia è diversa: probabilmente nei confronti di mio figlio è stata fatta una diagnosi un pò troppo affrettata. Una volta risolto il problema legato alla difficoltà di parlare, tutto si è sbloccato. E i test successivi hanno portato la nostra neuropsichiatra a chiudere il percorso riabilitativo”.
Diversa, la storia di Alessio, che ha compiuto a novembre otto anni. “Il nostro percorso è iniziato nel 2020, quando ne aveva appena cinque. C’erano diversi segnali che inizialmente avevamo sottovalutato, ma che oggi, ripensandoci bene, erano evidenti”, ci dice Emily, la mamma di Alessio. “Non stava mai fermo, quando in macchina ci fermavamo ad un semaforo iniziava ad agitarsi. E poi c’erano scatti di nervosismo e problemi a relazionarsi con le altre persone. La prima visita l’abbiamo fatta a dicembre del 1999 ed eravamo in attesa di una diagnosi. Poi c’è stato di mezzo il Covid che ha rallentato tutto. Siamo rimasti bloccati a casa, senza l’aiuto di nessuno e senza sapere come ci dovevamo comportare. La prima, vera diagnosi, l’abbiamo ricevuta a distanza di quasi un anno dalla prima visita. Ed abbiamo perso tanto, forse troppo tempo”. Ad Alessio è stata diagnosticata una formula di spettro autistico piuttosto leggera. “La neuropsichiatra ha parlato di una forma vicino all’Asperger. Va a scuola regolarmente, viene aiutato da una maestra di sostegno, ma riesce a seguire le lezioni. Il suo problema è che ancora oggi non riesce a regolare bene l’aggressività e spesso ha bisogno di alzarsi, di muoversi. E’ come se si sentisse un leone in gabbia. Ma le terapie con il centro che lo segue, lo aiutano: fa degli esercizi che lo costringono a rimanere fermo e a concentrarsi su quello che sta facendo. E questo è un grandissimo aiuto”.
Marco ha dieci anni e “una forma di autismo piuttosto evidente“, come sottolinea Nicoletta, la mamma che è sempre al suo fianco. “Non parla, spesso quando viene chiamato non si gira e il più delle volte sembra vivere in un mondo tutto suo”. Marco segue da anni un centro specializzato: “Andiamo due volte a settimana a terapia e con le ragazze che lo seguono, Marco ha generato un rapporto molto stretto. Così come accade con la maestra di sostegno che lo segue a scuola. Anche i bambini della sua classe gli vogliono bene. Provano a coinvolgerlo, lo aiutano, lo accompagnano in classe. Il problema non è con loro”. Nicoletta racconta cosa è successo nell’ultima riunione con i genitori. “Alcune mamme si sono lamentate del comportamento di mio figlio, dicendo che disturbava le lezioni e che non permetteva ai loro figli di seguire ciò che la maestra diceva. Io ho preferito rimanere in silenzio e non immischiarmi, ma avevo una rabbia addosso incredibile. E’ stata la maestra di sostegno, che si è sentita tirata in ballo, a rispondere. Mi dispiace molto che le altre mamme non hanno avuto la sensibilità di capire la situazione ed assumere un atteggiamento diverso”.
Storie, piccole grandi battaglie quotidiane, che ogni giorno migliaia di famiglie vivono. I numeri, come testimoniano i recenti report del Ministero della Salute, sono in continua crescita. “Certamente la capacità diagnostica è aumentata, quindi si è in grado di individuare persone autistiche che magari tempo fa rimanevano nell’ombra. Ma sono aumentate le cause scatenanti dell’autismo”, conferma Massimo Aureli. “Ci sono degli elementi durante la gestazione e nei primi mesi di vita, situazioni sia ambientali che relazionali che possono, in un quadro già predisposto a questo tipo di sviluppo, far sì che la persona maturi un autismo. Le questioni ambientali sono l’inquinamento, la presenza di metalli pesanti e microplasiche, virus e batteri che circolano di più rispetto a prima e possono squilibrare un metabolismo già indebolito dalla genetica”.
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