Non solo l’ambiente: anche le nostre tasche soffrono a causa del cambiamento climatico. Ecco quanto dobbiamo sborsare ogni anno per il clima.
Cambiamento climatico, ma quanto ci costi? Non ci vuole una grande fantasia per immaginare che il clima impazzito degli ultimi anni possa avere ricadute molto concrete anche in termini economici che si riflettono sulle nostre tasche, già messe a dura prova dalle tante crisi degli ultimi anni.
È un discorso, questo, che vale a maggior ragione per il nostro Paese. Stando ai dati diffusi da The European House – Ambrosetti l’Italia, infatti, è la maglia nera in Europa quanto a perdite economiche dovute agli effetti del climate change (leggi tempeste, alluvioni, ondate di calore, ecc.).
La maggioranza delle regioni italiane si trova in una situazione di “stress idrico”, specialmente nel Mezzogiorno. La siccità mette in grande difficoltà settori come quelli dell’agricoltura e dell’idroelettrico. Ma quanto ci costa effettivamente il cambiamento climatico? Qualcuno ha provato a fare i conti.
In Europa, dove oltre all’Italia patiscono molti danni anche Spagna e Ungheria, il cambiamento climatico costa in media 116 euro a cittadino. Trova dunque conferma il conto salato presentato dal climate change. Non solo per la salute del pianeta, ma anche per la tenuta del portafoglio dei cittadini.
Come dicevamo, a soffrirne sono in particolare le tasche degli italiani. Secondo il già menzionato studio di The European House – Ambrosetti, in Italia il costo del cambiamento climatico è decisamente maggiore (più del doppio) rispetto alla media europea, con un conto pari a 284 euro ad abitante. Una cifra che fa della Penisola la maglia nera europea nel campo delle perdite economiche provocate da eventi estremi.
Dalla ricerca, presentata in apertura della sesta edizione di “Community Valore Acqua per l’Italia”, è emerso che anche Spagna e Ungheria (rispettivamente 221 e 214 euro pro capite) sono fortemente danneggiate dal cambiamento climatico. In Italia il peso economico del cambiamento climatico si è quintuplicato in nove anni: +490% rispetto al 2015. Se la cavano meglio Grecia, Danimarca, Lituania e Polonia dove i danni economici per eventi estremi sono quasi impercettibili.
I danni maggiori, secondo lo studio, sono provocati dalle alluvioni (44% della spesa da sostenere), seguite dalle tempeste (34%) e dalle ondate di calore (14%). I settori più colpiti in Italia? Prima di tutto quello agricolo, che tra il 2022 e il 2023 ha assistito al calo del 70% della produzione di miele e al 63% in meno di quella delle pere.
Danneggiate anche le ciliegie (-60%) e l’olio d’oliva (-27%). Oltre all’agricoltura, in sofferenza anche il settore idroelettrico, con una significativa perdita di capacità idroelettrica e 12 regioni italiane su 20 che versano in una situazione di elevato “stress idrico (prime fra tutte Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia)
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