Una scelta inaspettata e che ha portato a reazioni da parte dei docenti, degli alunni e delle famiglie. Il Governo vieta alle scuole di assegnare i compiti a casa
“Ma se a scuola lavoriamo già tanto, perchè dovremmo anche studiare a casa”. Alzi la mano chi non ha mai ascoltato una lamentela del genere da parte di qualche alunno. Oltre alle cinque (in caso di tempo ordinario) o più ore (per chi è stato iscritto a tempo pieno) passate a studiare a scuola, molti ragazzi e ragazze, passano infatti almeno altre due o tre ore sui libri, svolgendo i compiti che vengono assegnati a casa e studiando le lezioni che i professori hanno assegnato loro. Una consuetudine che, alla luce della recente decisione del Governo, sarà destinata a cambiare.
Una vera e propria rivoluzione sta per abbattersi sul mondo scolastico. Un cambiamento epocale che modificherà il metodo di studio e le abitudini di centinaia di migliaia di studenti, chiamati a stravolgere la loro preparazione scolastica. Da adesso in poi, professori, insegnanti e maestri, non potranno più assegnare i compiti da fare a casa. Bisognerà intensificare il lavoro svolto a scuola e lasciare liberi gli studenti durante le loro ore pomeridiane.
Mai più pomeriggi passati sui libri, week end condizionati dai compiti a casa o vacanze rimandate a causa dei tanti esercizi che erano stati assegnati dai professori. Da adesso in poi le cose cambieranno. E in modo netto. “Era ora, finalmente dopo tanto tempo, le cose cambieranno”, ha dichiarato una studentessa di dodici anni. “La maggior parte delle persone nella mia classe al mattino copiava il lavoro da qualcuno che aveva fatto i compiti o lo copiava da Internet. Quindi non aveva senso”, ha continuato.
La decisione è stata presa in modo quasi inaspettato dal governo polacco del primo ministro Donald Tusk, che ha promulgato il divieto di compiti a casa obbligatori questo mese. La decisione arriva nel bel mezzo di un’ampia discussione sulla necessità di modernizzare il sistema educativo polacco, che secondo i critici pone troppa enfasi sull’apprendimento meccanico e sui compiti a casa, e non abbastanza sul pensiero critico e sulla creatività. In base al decreto, gli insegnanti non dovranno più assegnare i compiti obbligatori ai bambini dalla prima alla terza elementare. Nelle classi dalla quarta in poi, i compiti a casa sono ora facoltativi, ma non verranno presi in considerazione per la valutazione finale o per i voti dei quadrimestri.
I giornali polacchi hanno iniziato a chiedere a genitori e alunni, se la scelta si può ritenere positiva. “Se c’è qualcosa che farà sì che gli studenti si divertano di più a scuola, allora probabilmente sarà un bene sia per gli studenti che per la scuola”, ha detto Pawel Kozak, genitore di un’alunna di quarta elementare. La moglie (Magda Kozak), non è invece d’accordo: “Non sono contenta, perché (i compiti a casa) sono un modo per consolidare ciò che è stato appreso”, ha detto. “Aiuta a rimanere aggiornati su ciò che il bambino ha davvero imparato e su ciò che sta succedendo a scuola”.
La decisione, come era lecito attendersi, ha spaccato l’opinione pubblica. Molti hanno sposato la scelta del governo, altri l’hanno criticata. Da diverse parti si cerca di trovare un compromesso: alcuni hanno infatti proposto di vietare gli esercizi scritti (lasciandoli solamente alle normali ore scolastiche) ma di mantenere inalterati i compiti che riguardano le pagine da studiare, per permettere agli alunni di prepararsi in vista degli esami e delle interrogazioni e per poter ripassare nel miglior modo possibile, i testi studiati in classe. Sławomir Broniarz, il capo del sindacato polacco degli insegnanti, ha affermato che, pur riconoscendo la necessità di alleggerire gli oneri sugli studenti, le nuove regole sui compiti a casa sono un altro caso di cambiamento imposto dall’alto senza un’adeguata consultazione con gli educatori. “In generale, gli insegnanti pensano che questo sia accaduto troppo in fretta, troppo frettolosamente”, ha detto.
Ha sostenuto che rimuovere i compiti a casa potrebbe ampliare il divario educativo tra i bambini che hanno un forte sostegno a casa e quelli provenienti da famiglie più povere con meno supporto e aspettative inferiori. Invece, ha sollecitato cambiamenti più ampi all’intero curriculum.
La questione dei compiti da fare a casa, tiene banco da tempo in Polonia. Nel corso di un comizio di Tusk, si registrò un episodio che ha fatto cambiare la situazione. Un ragazzo di 14 anni, Maciek Matuszewski, si alzò in piedi e disse al futuro primo ministro che numerosi ragazzi e ragazze “non avevano tempo per riposare”. Lo studente tenne banco, dichiarando che i diritti degli adolescenti erano stati violati a causa dei troppi compiti da svolgere nel fine settimana e che l’abitudine di programmare i test in classe al lunedì, costringeva i ragazzi a passare gran parte dei week end sui libri. Da quel momento Tusk ha preso a cuore la situazione ed ha trasformato il giovane Matuszewski nel volto dell’improvviso cambiamento. Il ministro dell’Istruzione Barbara Nowacka ha detto di essere stata spinta dalla ricerca sulla salute mentale dei bambini. Tra i vari stress che i ragazzi devono affrontare, ha detto, “quello che poteva essere rimosso più velocemente era il peso dei compiti”.
Come si comporteranno ora i governi degli altri Paesi? La sensazione è che il resto del mondo osserverà da vicino i risultati della Polonia, prima di prendere una decisione. In Corea del Sud, nel 2017 sono stati fissati limiti per i compiti a casa per le scuole elementari, a causa delle preoccupazioni che i bambini fossero sottoposti a troppa pressione. Tuttavia, i ragazzi delle superiori sono invece caricati da responsabilità e compiti: si stima infatti che la stragrande maggioranza, studi fino a notte fonda e si affidino spesso a ripetizioni per soddisfare i requisiti degli impegnativi test di ammissione a scuola e all’università.
Negli Stati Uniti, gli insegnanti e i genitori decidono da soli quanti compiti assegnare. Alcune scuole elementari hanno eliminato completamente i compiti a casa per dare ai bambini più tempo per giocare, partecipare alle attività e trascorrere del tempo con le famiglie. Una linea guida diffusa dai sindacati degli insegnanti negli Stati Uniti raccomanda circa 10 minuti di compiti a casa per classe. Quindi, 10 minuti in prima elementare, 20 minuti in seconda elementare e così via.
Pasi Sahlberg, un importante educatore e autore finlandese, ha affermato che il valore dei compiti a casa dipende da cosa sono e da come sono collegati all’apprendimento generale. La necessità di compiti a casa può essere “molto individuale e contestuale”. È importante che i bambini imparino che padroneggiare qualcosa “di solito richiede pratica, molta pratica”, ha detto Sahlberg, in Finlandia. Se la riduzione dei compiti a casa porta i bambini e i genitori a pensare che le aspettative scolastiche per l’eccellenza si abbasseranno, “le cose andranno male”.
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