L’autore di gran parte dei furti nelle abitazioni dei vip è stato intervistato in un podcast di cronaca nera
Il quotidiano ‘El Español’, nel podcast di cronaca nera ‘Open Summary’ intitolato “Ho derubato la casa di Ronaldo, la casa di Cruyff, ma non volevo farlo a casa di Messi“, ha raccontato le rapine che sono state realizzate all’interno di diverse ville di celebrità e calciatori. Nello specifico, Carlos Quílez ha parlato con “un boss della mafia albanese-kosovara che da più di 20 anni si dedica a derubare case di lusso e che è arrivato a controllare un esercito di ladri composto da più di 100 uomini“.
Il mafioso ha infatti ammesso: “Sono stato io a rapinare la casa di Cristiano Ronaldo in Portogallo e sono stato io a derubare Johan Cruyff a Barcellona“. Nel mese di novembre 2021, il boss ha fatto irruzione nella casa di Johan Cruyff nella parte alta di Barcellona: “Lì ho preso un orologio appartenuto a Dennis Bergkamp, alcune cose di Hermes… e circa 20.000 euro di bottino. Era una casa secondaria. Non aveva telecamere di sicurezza o allarmi. Quando sono entrato ho capito di chi era la casa“. Il boss in questione ha poi confessato di aver realizzato una rapina a casa di Karim Benzema. “C’eravamo anche noi dietro la rapina di Cristiano Ronaldo a Madeira, ma il bottino non era così pieno“, ha detto il criminale sulla rapina commessa nel 2020 a casa di Cristiano Ronaldo.
“I social network sono il nemico numero 1 dei personaggi famosi“, ha avvertito il boss della mafia, che ha conseguentemente preso le distanze dalla rapina a casa di Sergio Ramos e Pilar Rubio: “So perfettamente chi li ha derubati. Ho fermato più volte persone che volevano fare irruzione in casa di Messi“. Infatti il criminale ha spiegato che “più di un anno fa” gli era stato offerto di rapinare la casa della famiglia Messi a Castelldefels mentre il calciatore si trovava a Parigi. Ha addirittura affermato che in alcune occasioni ha impedito ad altri di entrare nell’abitazione del calciatore argentino: “Ho fermato alcune volte persone che volevano fare irruzione in casa di Messi. L’ho fatto e ne sono fiero. Per rispetto verso Messi non l’ho fatto. Perché lo amo, punto“, ha spiegato.
Il boss mafioso albanese-kosovaro ha detto che “non c’è nessuno che possa fermarmi e niente che possa resistermi“. Ha poi spiegato il suo ‘modus operandi’ nel derubare le case di calciatori e celebrità: “Una volta che l’ho localizzato, lo seguo, lo inseguo, possono passare mesi… finché non c’è più nessuna persona all’interno“. Una figura chiave per l’operazione, poi, è quella conosciuta come ‘El Santo’: “Non posso localizzare nessun obiettivo in Spagna se qualcuno non me lo dice. Queste persone sono ‘El Santo’. Sono persone che ci cercano e ci forniscono dettagli. Potrebbe essere un membro della famiglia, potrebbe essere un addetto alle pulizie, potrebbe essere un tuo amico…“.
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