Cepi ed Oms hanno pubblicato in queste ore un nuovo rapporto: il mondo deve accelerare per prepararsi alla prossima pandemia.
Gli scienziati sono come persone che cercano delle chiavi perse in strada. Un lampione illumina solo parte della via, ma ci sono ancora moltissimi spazi al buio. Proprio lì potrebbero nascondersi i patogeni pandemici. La metafora utilizzata dalla Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) fa ben comprendere i rischi a cui siamo sottoposti a livello globale.
Gli spazi bui rappresentano molte regioni in cui sono presenti scarse risorse per la ricerca ed un’altissima biodiversità. È su tutto questo, e sull’esperienza lasciata dal Covid-19 che continua a circolare, che hanno ragionato gli esperti al Global Pandemic Preparedness Summit 2024 tenutosi a Rio de Janeiro, in Brasile, concludendo sulla necessità di un approccio più ampio da parte dei Paesi per rafforzare ed accelerare la ricerca a livello globale.
“La storia ci insegna che la prossima pandemia è una questione di quando, non di se. – ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms – E ci insegna anche l’importanza della scienza e della determinazione politica nell’attenuarne l’impatto. Far progredire la nostra conoscenza dei numerosi patogeni che ci circondano è un progetto globale che richiede la partecipazione di scienziati di ogni Paese”.
Il rapporto siglato da Cepi ed Oms ha coinvolto 200 scienziati provenienti da più di 50 Paesi. I ricercatori hanno analizzato 28 famiglie di virus e batteri, per un totale di 1652 agenti patogeni. I rischi sono determinati considerando le informazioni su modelli di trasmissione, virulenza e disponibilità di test diagnostici, vaccini e trattamenti. L’approccio mira a creare conoscenze, strumenti e contromisure applicabili che possano essere rapidamente adattati alle minacce emergenti.
L’Oms sta coinvolgendo istituti di ricerca di tutto il mondo per istituire dei Collaborative Open Research Consortium (Corc). Nei Corc lavoreranno ricercatori, sviluppatori, finanziatori, Enti regolatori, esperti di sperimentazione ed altri soggetti. L’obiettivo sarà promuovere una maggiore collaborazione nella ricerca e una partecipazione equa, in particolare nei luoghi in cui è noto o altamente probabile che i patogeni circolino.
La prossima pandemia ed il virus H5N1
Tra i patogeni maggiormente “indiziati” c’è il virus dell’influenza aviaria umana H5N1, per cui l’Oms ha lanciato inoltre un progetto per sviluppare vaccini accessibili ad rna messaggero. I virus dell’influenza aviaria rappresentano infatti un rischio significativo per la salute pubblica a causa della loro ampia circolazione negli animali. Potenzialmente, quindi, potrebbero causare una futura pandemia.
“Il Programma di trasferimento tecnologico dell’mRNA – ha affermato Ghebreyesus – ha l’obiettivo di promuovere una maggiore ricerca, sviluppo e produzione nei Paesi a basso e medio reddito. Quando arriverà la prossima pandemia il mondo sarà meglio preparato a organizzare una risposta più efficace e più equa”.